Amministratori pubblici, consiglieri comunali, funzionari di Palazzo Zanca e revisori dei conti, nel totale fanno 73 indagati, accusati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di falso ideologico e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul bilancio, da tempo avviata dalla Procura di Messina che scava su 4 anni di “conti” di Palazzo Zanca. “Secondo la Procura, a partire dal 2009 sino al 2012- si legge su Gazzetta del Sud, articolo di Nuccio Anselmo – – sarebbero stati formalizzati dai funzionari, e poi approvati in Giunta e in Consiglio, conti economici “falsificati” che non avrebbero potuto essere esitati e portati a pareggio perché non c’erano i presupposti formali e concreti.”
Da qui la messe di persone convocate in procura dal procuratore aggiunto Ada Merrino e dal sostituto Antonio Carchietti, per chiarire i motivi della mancata dichiarazione di default, che secondo la Procura avrebbe dovuto essere formalizzata sin dal 2009. In pratica- secondo elementi d’indagine-l’intera giunta Buzzanca e due consigli comunali avrebbero omesso di dichiarare il dissesto e, invece, approvato entrate, uscite e previsioni di spesa. Il tutto- sostiena la Procura- a danno del cittadino che ha subìto “elevata composizione fiscale”.
L’accusa di falso ideologico riguarda 45 tra funzionari comunali, amministratori pubblici, consiglieri comunali e revisori dei conti che- sostiene l’accusa- ” pur nella piena consapevolezza di debiti fuori bilancio e del mancato stanziamento di somme sufficienti al finanziamento dei debiti stessi, avrebbero formato e approvato i bilanci. Per altri 28 indagati, invece, all’ipotesi di falso va aggiunta anche quella del reato di abuso d’ufficio. Consisterebbe “nell’aver aggravato, anno dopo anno, il dissesto ritardandone la formalizzazione”.
Un abuso che- a detta della Procura- avrebbe determinato ingiusto vantaggio patrimoniale ai politici che sarebbero rimasti in carica e inoltre non avrebbero dovuto giustificare alla Corte dei Conti il default.
A pagare, con l’aumento delle tasse, sempre la città.
I nomi degli indagati:
L’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, Giacomo Leotta, Giovanni Bruno, Ferdinando Coglitore, Giuseppe Rao, Giuseppe Isgrò, Giuseppe Corvaja, Pinella Aliberti, Giuseppe Puglisi, Carmelo Capone, Gianfranco Scoglio, Dario Caroniti, Elvira Amata, Carmelo Santalco, Orazio Miloro, Giovanni De Leo, Giuseppe Mauro, Roberto Aricò, Domenico Donato, Domenico Maesano, Filippo Ribaudo, Giuseppe Ansaldo, Angelo Burrascano, Gaetano Caliò, Ivano Cantello, Giuseppe Capurro, Antonino Carreri, Giuseppe Chiarella, Bruno Cilento, Giovanni Cocivera, Carmelo Conti, Giovanna Crifò, Antonio Fazio, Giuseppe Magazù, Giuseppe Melazzo, Vincenzo Messina, Giorgio Muscolino, Giuseppe Previti, Antonio Restuccia, Mario Rizzo, Salvatore Serra, Roberto Sparso, Antonio Spicuzza, Sebastiano Tamà, Salvatore Ticonosco e Giuseppe Trischitta.
Francesco Aiello, Salvatore Magazzù, Francesco Mondello, Diane Litrico, Carmelo Famà, Santi Alligo, Calogero Ferlisi, Attilio Camaioni, Carmelo Altomonte, Giovanni Caminiti, Domenico Manna, Romolo Dell’Acqua, Antonella Cutroneo, Antonino Cama, Natale Maurizio Castronovo, Dario Zaccone, Giancarlo Panzera, Giuseppe Terranova, Marcello Greco, Pietro Iannello, Paolo Saglimbeni, Roberto Nicolosi, Paola Bianchi, Vincenzo Schiera, Giuseppe Scalici, Antonio Amato e Placido Bruno.
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