Giovanni Lo Duca, definito personaggio di grosso spessore criminale, con un passato di usura, estorsioni, spaccio di droga, ma soprattutto collegato ad alcuni fatti di sangue avvenuti in città, da un anno al 41 bis, ma già dal 2005 in carcere, è stato colpito nel suo patrimonio. Per un boss riconosciuto, uno che dal 1993 al 2010 non ha mai dichiarato alcun reddito, per uno che è riuscito ad acquisire beni per un valore totale di un milione e mezzo di euro, la Polizia, divisione anticrime e Squadra mobile, ha proceduto al sequestro di tutti i beni a lui riconducibili. Un passaggio già compiuto in passato, dalla polizia, che ebbe, però, scarsa durata. Nel 2005, infatti, l’intero patrimonio sotto chiave fu restituito a Lo Duca ed affini. Il fratello Santo, la sorella Anna, intestatari di negozi di fiori, di ortofrutta, di un bar, in realtà – sostengono gli investigatori- erano prestanome del boss Giovanni Lo Duca. E poi c’erano auto di lusso, una Jaguar, autocarri, moto, Suv, tutti beni attribuibili al capo del clan di Provinciale. Oggi il nuovo sequestro, sulla scorta di nuovi risultati investigativi, ma, soprattutto, delle dichiarazioni di una collaboratrice d’eccellenza: la moglie del Boss. Vittoria Sampietro, ormai ex di Giovanni lo Duca, ha vuotato il sacco con la Polizia. Ha svelato guadagni illeciti e strategie di intestazioni fittizie dei beni acquistati dal marito. “Un vero capo”- ha detto di lui il questore Carmelo Gugliotta- Uno che, con un padre presidente del mercato ortofrutticolo Vascone, ne gestiva la vendita dei box e aveva assunto il controllo della zona”.
Il clan, poi, sorvegliava anche il territorio di competenza criminale da una postazione doc. Lo ha detto il capo della Mobile, Giuseppe Anzalone, che ha aggiunto: ” Il fratello, Roberto, risiede in un’abita zione che si affaccia sul mercato e sul “cuore” di Provinciale. Da lì non sfuggiva nulla a boss e consaguinei”.
Giovanni Lo Duca fu coinvolto in parecchie operazioni di polizia: Arcipelago, Anaconda, Nikita, Mattanza, tutte con chiara matrice mafiosa. La Dda, oggi rappresentata in conferenza stampa dal sostituto procuratore Vito Di Giorgio, ha coordinato l’azione di polizia che ha portato alla emissione, da parte della sezione Misure di prevenzione del Tribunale, del provvedimento di sequestro milionario.
La misura ha colpito i beni intestati ai familiari del noto boss mafioso e, nella fattispecie, diverse imprese individuali costituite da bar e rivendite ortofrutticole, con sedi in Messina ed in particolare in Viale Europa, Via Catania e presso mercati rionali.
Sono stati, inoltre, sequestrati, 9 rapporti bancari e postali e due polizze assicurative riferibili a Giovanni Lo Duca ed ai suoi familiari: un appartamento di proprietà della sorella Anna, tre SUV di grossa cilindrata, tre motoveicoli e la “flotta aziendale”, formata da tre autocarri.
(64)