Un’organizzazione che si muoveva nei vari settori del crimine in modo capillare, quella smantellata dagli investigatori del Commissariato Messina Sud e dell’UPG ( Ufficio di Prevenzione Generale della Questura), con l’operazione Clone. Stamani, alle prime luci dell’alba, la polizia ha arrestato cinque persone, per associazione a delinquere finalizzata ai reati di furto, truffa, ricettazione, incendio, riciclaggio, appropriazione indebita, falsità materiale, sostituzione di persona. Le misure cautelari, 7 firmate dal gip Monica Marino su richiesta del sostituto procuratore Federica Rende, ( in particolare, 3 in carcere, 3 agli arresti domiciliari ed una con obbligo di dimora) hanno raggiunto 5 dei destinatari. Due sono ancora irreperibili. Il gruppo era attivo prevalentemente nella fascia ionica della nostra provincia.
Le indagini, avviate nel gennaio del 2012, hanno preso spunto dalla denuncia di una signora campana che su un sito on line aveva visto posta in vendita una Fiat 500, usata, al prezzo di 7000 euro. Contattato il numero di telefono segnalato, la donna ha appreso che la vettura si trovava a Messina. Le era anche pervenuta visualizzazione del libretto di circolazione. L’aspirante acquirente arriva in Sicilia e ricontatta lo stesso numero, ma nessuno risponde. A quel punto, ricordando il nome dell’ intestatario del libretto, un’altra donna, ne cerca il numero telefonico e la contatta. Sorpresa: l’altra le dice che quella Fiat 500 le era stata rubata mesi prima. Da qui l’incontro tra le due e la visita in Questura per esporre i fatti. Partono le indagini. Si scopre che alle spalle di tutto c’è un’organizzazione, cui fa capo un abile informatico, pregiudicato. Secondo gli investigatori, l’uomo sceglieva
gli affiliati volta per volta per operare nel settore automobilistico. Nel mirino del gruppo c’erano le società di noleggio auto sparse un po’ ovunque in provincia: Antillo, San Filippo del Mela, Linguaglossa, Letojanni e diverse altre località delle coste ionica e tirrenica, dove auto di differenti marche e cilindrata venivano noleggiate, a volte rubate. Una volta stipulato il contratto di noleggio, scattava il raggiro che il più delle volte consisteva nel simulare il furto del veicolo, cui seguiva la denuncia. In questo caso ci si avvaleva della collaborazione di agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche compiacenti per nuove targhe ed immatricolazione. Si passava quindi al restyling dell’auto: eliminazione di qualsiasi logo che potesse ricondurre il mezzo alle società di noleggio, bonifica e sostituzione di parti meccaniche. A quel punto l’auto “clonata” era pronta per essere immessa sul mercato.
Altro sistema era quello di noleggiare l’auto con falsi documenti. Bastava rendersi irreperibili e scomparire per poi con calma rivendere il veicolo ripulito.
In altri casi le rubavano direttamente. Già nel febbraio del 2012 furono proprio gli agenti delle Volanti a denunciare per ricettazione uno dei soggetti oggi destinatari di misura cautelare. In quel caso, l’uomo era stato beccato con un’auto rubata e piazzata successivamente su internet per un nuovo acquirente.
Il lavoro paziente dei poliziotti ha permesso nel tempo di collegare episodi a prima vista estranei tra loro, verificatisi in piccoli centri della provincia messinese e spesso di media rilevanza criminale.
Il gruppo si occupava anche di furti di altro. In un caso una ventina di computer furono sottratti da un istituto scolastico di Santa Teresa Riva, nel giugno del 2012. Furono poi ritrovati dalla Polizia in casa dei tre autori del furto, tra cui due degli odierni arrestati, Silvio Santoro e Salvatore Ferrara.
Poi c’erano le truffe alle gioiellerie. In coppia, uomo e donna, si presentavano in negozio millantando il possesso di ingenti quantità di denaro, riuscivano ad acquistare oggetti in oro pagati con assegni, naturalmente privi di copertura, e mostrando falsi documenti. Gli oggetti venivano poi rivenduti presso alcuni compro oro ed il ricavato spartito tra i complici.
Altro settore che impegnava la banda erano gli incendi auto su commissione: due i casi riscontrati dalle indagini.
Per chiudere il cerchio e incastrare i componenti l’organizzazione, la polizia ha finto interesse all’acquisto di una vettura in vendita on line. Ovviamente era rubata.
Sono 6 in tutto i casi di accertata truffa cui è risalita la polizia, ma altri ancora potrebbero essere scoperti.
Questi i nomi degli arrestati: Salvatore Ferrara, di Milazzo, 39 anni; Luca Lo Turco, polacco, 21 anni. Per loro è carcere.
Arresti domiciliari, invece, per Silvio Santoro, di Santa Teresa di Riva, 68 anni; Caterina Bitto, di Messina, 31 anni; Angela Augliera, di Messina, 21 anni.
Irreperibili il capo dell’organizzazione ed un altro soggetto. Altre 7 persone sono indagate, alcune impiegate nelle agenzie di disbrigo pratiche.
Patrizia Vita
Nelle foto: Salvatore Ferrara e Luca Lo Turco
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