Arresti domiciliari per Fortunata Caminiti, la donna che si trovava in carcere dallo scorso 25 gennaio, e come lei il suo compagno, Fabrizio Ceccio, con l’accusa di omicidio. Per i carabinieri, avrebbe assassinato Roberto Scipilliti, il vigile del fuoco di Roccalumera ritrovato cadavere il 14 gennaio, nelle campagna di Savoca, dopo giorni di ricerche.
Su ricorso dell’avvocato Salvatore Silvestro, legale di Fortunata Caminiti, il giudice Eugenio Fiorentino ha disposto la scarcerazione e la misura cautelare degli arresti domiciliari. A motivo della decisione, le cattive condizioni di salute della donna.
L’arresto
Caminiti e Ceccio, furono arrestati appena sbarcati in auto da un traghetto della Caronte. Ad attenderli c’erano i carabinieri, pronti a notificare all’uomo un’ordinanza di custodia cautelare per associazione finalizzata alle truffe e al riciclaggio di auto rubate. Ma nella Bmw su cui viaggiavano i due, c’erano anche due pistole con il colpo in canna e 60 proiettili, oltre a documenti falsi e a 4 cellulari. Scattò l’arresto in flagranza di reato per porto abusivo d’armi e munizioni.
Il collegamento con l’omicidio di Roberto Scipilliti avvenne, casualmente, nel croso delle indagini dei carabinieri suol delitto di Savoca. Attraverso i filmati di una telecamera di sorveglianza che inquadravano una Fiat Panda gialla mentre percorreva la strada che conduce al luogo in cui fu rinvenuto il corpo senza vita di Scipilliti, scoprirono che quella vettura era stata noleggiata da Fortunata Caminiti, ma sotto falso nome.
La ricostruzione del delitto
Secondo gli investigatori dell’Arma, la coppia avrebbe pianificato e preparato l’esecuzione di Scipilliti noleggiando con documenti falsi un’auto ( la Panda gialla ripresa dalle telecamere) il giorno precedente l’omicidio, e poi avrebbe concordato un incontro con la vittima. Dopo lo avrebbero assassinato con un colpo di pistola alla testa, mentre si trovava ancora sul veicolo, da dietro e verosimilmente in modo improvviso, senza dare modo alla vittima di realizzare quanto stava accadendo.
Altra prova a carico dei due, acquisita proprio la sera in cui fu eseguito il fermo della donna, durante la contestuale perquisizione domiciliare effettuata dai carabinieri all’interno dell’abitazione della coppia presunta omicida, che – come è emerso dall’indagine – i due risultano aver occupato negli ultimi mesi di latitanza di Ceccio, ed alla quale, insieme, fecero ritorno la sera del giorno del delitto: uno dei cellulari in uso alla coppia – quello da cui era stata effettuata l’ultima telefonata a Scipilliti, probabilmente per confermare l’appuntamento – aveva evidenti tracce di sangue sullo schermo. Ed effettivamente, quando venne estratto dalla ormai famosa “Panda gialla” e gettato nel fosso in cui è stato ritrovato, il cadavere di Scipilliti – con un foro di proiettile che gli attraversava la testa – di sangue doveva averne perso molto, tanto da rendere inevitabile, per i suoi assassini, di sporcarsi le mani ed i vestiti.
Arrestati entrambi, Fortunata Caminiti accusò un malore per il quale fu necessario il suo ricovero all’ospedale di Taormina, fu poi dimessa e rinchiusa nel carcere “Catania Piazza Lanza”, mentre Ceccio fu accompagnato dietro le sbarre del carcere di Gazzi, dove ancora si trova. La donna, per il suo stato di salute, ha ottenuto gli arresti domiciliari.
(nelle foto in alto, la vittima, Roberto Scipilliti, e Fabrizio Ceccio)
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