Chi era Giovanni Perdichizzi, la prima vittima di mafia del 2013 a Barcellona? Soprannominato “U Spinaciu”, era stato condannato per calunnia nel 1991. Per gli inquirenti era legato al crimine del Longano, nei “settori” rapina e spaccio di sostanze stupefacenti. I suoi precedenti lo collocano vicino ai clan Barcellonesi di Mimmo Tramontana e di Carmelo Giambò. Perdichizzi aveva anche un parentela con Ottavio Imbesi, considerato il rappresentante al
vertice del gruppo del quartiere San Giovanni, coinvolto nella operazione Gotha-Pozzo2. Come lui, la vittima di ieri. Perdichizzi, arrestato anche nell’operazione antimafia “Mare Nostrum”, per associazione a delinquere di stampo mafioso, dopo due mesi di carcere fu prosciolto in udienza preliminare. Poi è ancora carcere per lui. Dipendente della Csrs Spa, viene ritenuto il mandante di un attentato. Quello avvenuto l’11 ottobre 2012, ai danni del Suv di Giuliano Gentile, direttore generale della società per cui lavorava, facente parte del gruppo che fa capo all’imprenditore Immacolato Bonina. Il Suv di Gentile fu colpito da 7 colpi d’arma da fuoco. A sparare, secondo gli investigatori, Santo Alesci, finito in manette. Mandante, sarebbe stato Giovanni Perdichizzi, cui – a detta dell’accusa- era stato dimezzato lo stipendio del 50% perchè troppe volte assente dal posto di lavoro. Senza permesso. L’arresto di Perdichizzi, però, fu revocato dai giudici del Riesame: insufficienti gli indizi di colpevolezza. Rimanevano, invece, a suo carico, le accuse che lo vedevano imputato nell’ambito dell’operazione antiracket “Mustra”, in cui Perdichizzi era stato rinviato a giudizio per i reati di associazione a delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni personali aggravate e violenza privata. Sono queste le accuse che fanno di lui un emergente nel mondo del crimine del Longano. L’operazione Mustra, dei carabinieri, aveva stroncato il tentativo di “ricostruzione” dei clan barcellonesi, decapitati dalle ultime operazioni antimafia. In quelle dinamiche di riconquista del territorio da parte delle “famiglie”, si muoveva- secondo gli investigatori – Giovanni Perdichizzi, in cerca di una collocazione di maggiore spessore ai vertici della nuova criminalità.
Ambizioni stroncate ieri, quando “l’emergente”, abituale frequentatore del bar Jolly, è stato freddato. A colpo sicuro, lo hanno raggiunto i due killer. Travisati da casco integrale. Uno ha atteso fuori, alla guida di un scooter, l’altro è entrato nel locale, ha raggiunto alle spalle Giovanni Perdichizzi e, senza che questi, rivolto verso il bancone, potesse capire che stava per morire, gli ha esploso un colpo di fucile a canne mozze alla spalla. Un altro, quello di grazia, alla nuca. Poi la fuga con il complice. La vittima è morta all’istante. Un agguato in piena regola, con modalità identiche a quello che ha visto cadere sotto i colpi dei Killer, Giovanni Isgrò, assassinato dal barbiere esattamente 30 giorni prima, l’1 dicembre. Sulla ipotesi di un collegamento tra le due morti sono al lavoro gli uomini del commissariato di Barcellona e la Squadra Mobile di Messina. Giuseppe Anzalone, capo della Mobile, è cauto: ” Al momento non possiamo nè escludere, nè collegare i due omicidi. Diversa la tipologia delle vittime. Un emergente del crimine organizzato, Perdichizzi; un incensurato, il giovane Isgrò.”
Prima tappa del percorso investigativo, dunque, sarà stabilire se l’agguato di ieri sia scaturito da lotte intestine al gruppo di appartenenza del 41enne, o se è l’alba di una nuova guerra tra clan rivali attivi sul difficile territorio di Barcellona. In questo secondo caso, Perdichizzi potrebbe essere la risposta a Isgrò.
La Dda coordina le indagini.
Patrizia Vita
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