Omayma, carcere a vita per il marito che la uccise a bastonate

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La Corte d’Assise di Messina ha condannato alla pena dell’ergastolo Faouzi Dridi, tunisino, nel processo per l’omicidio della moglie Omayma Benghaloum, 33 anni, mediatrice culturale tunisina, uccisa nella sua abitazione di Messina il 4 settembre 2015.

L’uomo uccise la moglie colpendola con un bastone al culmine di una lite. I giudici lo hanno condannato anche al risarcimento alle parti civili da liquidarsi in separata sede disponendo anche una provvisionale di 10.000 euro per ogni familiare costituitosi parte civile. Inoltre, per il Cedav Onlus “Centro donne antiviolenza”, la Corte ha liquidato una provvisionale di 2500 euro. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 90 giorni.
Il pubblico ministero Piero Vinci aveva concluso il suo intervento chiedendo la condanna del carcere a vita. Prima della sentenza, l’assassino ha chiesto perdono.

Omayma e’ stata uccisa di notte, nell’abitazione di Sperone. Da circa un mese lavorava a fianco dei poliziotti dell’ufficio stranieri. Quel giorno era stata impegnata fino a notte fonda per l’accoglienza di circa 800 migranti. Una volta tornata a casa, era scoppiata la lite con il marito.
L’uomo avrebbe manifestato l’intenzione di tornare in Tunisia. I lavori saltuari, la gelosia, l’insofferenza per quella vita avevano fatto maturare l’idea di partire. Prospettiva non gradita dalla moglie. Dopo il delito, all’alba, l’uomo insieme alle figlie si era presentato in commissariato. Quattro i figli che all’epoca dei fatti avevano dai 2 ai 12 anni.

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