Nel racconto dei migranti giunti ieri a Messina, tutta la ferocia di chi li trasportava. Scafisti arrestati

Pubblicato il alle

2' min di lettura

I migranti arrivati ieri a Messina e ascoltati dai poliziotti della Squadra Mobile lo hanno definito “tubo in gomma”, “manichetta dell’acqua”, “frusta”, “bastone”. Modi diversi di descrivere l’arma con cui molti di loro sono stati picchiati e tenuti sotto tiro da uno dei tre scafisti che tutti hanno riconosciuto come l’uomo identificato con il numero 117. Trattasi di BAZAWI Ali, marocchino, 31 anni.
Era lui a coordinare gli altri due, SENGHORE Daddy e TRAWALLEY Sanna, entrambi del Gambia, assegnati al “timone” e alla bussola. I due gambiani hanno dichiarato di essere minorenni ma i successivi esami ossei eseguiti al Papardo ne hanno accertato la maggiore età.
Dai racconti dei migranti emerge che i tre scafisti, sotto la supervisione di uomini armati sulle spiagge libiche, hanno fatto salire su un gommone scalcinato più di cento persone e preso il largo, fino al momento del soccorso operato dalla nave Fiorillo della Guardia Costiera. I tre, nella fase dei soccorsi, hanno cercato di nascondersi nel gruppo, ma grazie alle dichiarazioni dei migranti e al lavoro congiunto dei poliziotti della Squadra Mobile di Messina e dei militari della Guardia Costiera sono stati individuati e arrestati.
La Polizia ha arrestato ieri anche un quarto uomo sbarcato con gli altri al molo Marconi. Trattasi di Ali Mohamad, tunisino, 29 anni. Con tre diverse identità. L’uomo, negli anni ha collezionato in Italia precedenti per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel giugno del 2013 gli era stato ingiunto di lasciare il paese entro 7 giorni. Mesi dopo, a dicembre, era stato espulso dal territorio nazionale, per un periodo di tre anni, con immediato accompagnamento della Forza Pubblica alla frontiera.

 

(nella foto Bazawi Ali)

(389)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.