Messina. Tentato omicidio a Giostra: i dettagli dell’agguato

Pubblicato il alle

5' min di lettura

Sono il 39enne CUTÈ Giuseppe ed il 22enne GATTO Paolo, entrambi messinesi, i ritenuti responsabili del tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso del 64enne pregiudicato CUSCINÀ Francesco, avvenuto il 25 agosto 2018 sul Viale Giostra a Messina.

I due, arrestati questa mattina dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, sono ritenuti responsabili di aver compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte” dell’uomo, “esplodendo diversi colpi d’arma da fuoco, che lo colpivano alla testa, all’addome e al braccio”. Con la “circostanza aggravante di aver commesso il fatto con premeditazione e con modalità mafiose”.

La ricostruzione dei fatti

L’attività investigativa ha consentito di ricostruire il movente riconducibile ad un contrasto interno alla consorteria mafiosa egemone del quartiere di Giostra e la dinamica dell’agguato armato, commesso in pieno giorno ricostruendo le fasi del tentato omicidio avvenuto il 25 agosto 2018 sul Viale Giostra. Quella mattina i due arrestati si sono incontrati per premeditare l’azione delittuosa ed intorno alle 08.45, a bordo di un motociclo, hanno raggiunto la vittima che si trovava in sosta con il proprio motociclo sul Viale Giostra, lungo la carreggiata in direzione mare-monte. Si sono affiancati al 64enne ed hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco in direzione dell’uomo, sparando per uccidere. Ma non sono riusciti a portare a termine l’azione delittuosa a causa dell’inceppamento della pistola dopo i primi colpi esplosi ed hanno ingaggiato anche una colluttazione con la vittima. Quindi i due si sono dati alla fuga a bordo del motociclo mentre la vittima si è recata prima presso il punto territoriale di emergenza di Messina Nord e, successivamente, presso l’Ospedale Piemonte.

La vittima dell’agguato, dopo le dimissioni dall’Ospedale, è stata sentita dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Messina Centro, dimostrandosi assolutamente non collaborativo e fornendo una versione dei fatti del tutto discordante rispetto a quanto accertato dai militari dell’Arma.

Nonostante le dichiarazioni fuorvianti della vittima, la successiva attività investigativa condotta dai militari dell’Arma, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Messina, ha consentito di ricostruire la dinamica dei fatti e attribuire la responsabilità del tentato omicidio ai due arrestati.

Il quadro indiziario a carico dei due responsabili si è arricchito anche grazie al contributo offerto dalla dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, intraneo sin dai primi anni Novanta al clan mafioso operante nella zona di Giostra e facente capo al boss Luigi Galli, così come del resto anche i due autori del tentato omicidio e la vittima.

Dall’inchiesta, inoltre, sono inoltre emersi ulteriori responsabilità dei due arrestati anche  in relazione ad altri reati.

È stata documentata l’attribuzione fittizia ad un prestanome della titolarità di un negozio di scommesse sportive sito nel quartiere “Villa Lina” , di fatto di proprietà e gestito dal CUTÉ ma intestato ad una 20enne incensurata del posto al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. L’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del suddetto esercizio commerciale che, peraltro, è stato recentemente chiuso.

Inoltre, GATTO Paolo è stato individuato quale responsabile di una rapina a mano armata perpetrata nel mese di gennaio 2019 presso un distributore di benzina del Viale Giostra a Messina. In tale occasione, sotto la minaccia di un coltello, puntato alla gola e al ventre dell’addetto al distributore, il 22enne si era fatto consegnare l’incasso della giornata, pari a 500 euro.

Infine le indagini hanno evidenziato, così come riportato dal G.I.P. nell’ordinanza, il “clima di omertà e reticenza che ha contrassegnato l’intera vicenda, quale traspare dalla renitenza della stessa vittima a fornire agli inquirenti elementi utili per lo svolgimento delle indagini, renitenza spintasi fino alla rappresentazione dei fatti in modo totalmente diverso rispetto al loro effettivo svolgimento” .

Dagli elementi raccolti emerge inoltre l’allarmante caratura criminale degli indagati che ha indotto il GIP a sottoporre gli arrestati alla misura di massimo rigore, ritenuta “unico strumento cautelare adeguato ad arginarne la temibile vocazione criminale e  a prevenire il fondato pericolo di recidivizzazione”.

Al termine delle operazioni gli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Messina Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Messina.

Fonte: Legione Carabinieri “Sicilia” – Comando Provinciale di Messina

 

(1323)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.