Messina. È stato condannato a 30 anni di reclusione Leonardo Lo Giudice, l’operaio arrestato lo scorso 22 dicembre per l’omicidio di Pietro Lo Turco.
Emessa oggi, con rito abbreviato, dal GIP del Tribunale di Messina la sentenza di primo grado nei confronti diLeonardo Lo Giudice. L’uomo è stato condannato alla pena massima, determinata per effetto della scelta del rito abbreviato, pari a 30 anni di reclusione per omicidio aggravato. A suo carico anche l’applicazione delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena ed inoltre lo ha condannato al risarcimento alle parti civili con una provvisionale di 50mila euro per ciascuna.
Lo Giudice era stato tratto in arresto dai Carabinieri di Taormina il 22 dicembre scorso poiché ritenuto colpevole dell’omicidio di Pietro Lo Turco, pensionato 64enne rinvenuto pressoché decapitato il 1° ottobre 2017 nelle campagne di Mongiuffi Melia, in provincia di Messina.
La vittima si era recata in un fondo agricolo per compiervi alcuni lavori, era stata affrontata e uccisa con tre colpi di fucile semiautomatico cal. 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata.
Precisa e mirata l’azione sviluppata dalla Compagnia dei Carabinieri di Taormina, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica dott.ssa Annalisa Arena, che sin da subito ha battuto il territorio per individuare il colpevole partendo dall’arma utilizzata per l’efferato delitto.
Numerosi gli interrogatori e le perquisizioni eseguite nei confronti di cittadini del piccolo comune ionico che detenevano legalmente armi compatibili con quella utilizzata dal colpevole.
Questa attenta attività di indagine ha portato i militari dell’Arma dapprima a sequestrare il fucile calibro 12 semiautomatico marca Breda detenuto legalmente da Lo Giudice e poi alla confessione dell’omicidio commesso dal 65enne, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino.
La confessione rilasciata da Lo Giudice durante l’interrogatorio di garanzia si è aggiunta, in realtà, allo schiacciante quadro indiziario elaborato durante le indagini che avevano consentito sia di ricostruire, grazie ad alcune testimonianze, l’esistenza di dissidi tra la vittima e l’assassino che gli spostamenti del 65enne il giorno dell’omicidio.
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