L’ “attesa” è diventata ormai un’abitudine consolidata. C’è chi aspetta lo stipendio, chi attende di essere reintegrato al lavoro e chi combatte, per la propria vita, contro lo spauracchio della malattia e/o dell’handicap e attende pazientemente un supporto da parte della sanità. È quanto accade a una signora di Patti di 58 anni, malata oncologica, che aspetta da oltre un anno di essere chiamata a visita, e di ricevere a “malattia accertata” i benefici, compresi quelli economici, che le toccano di diritto. Il suo caso è stato denunciato dalla Cgil e dal Patronato Inca Di Patti, che sono intervenuti a supporto della donna denunciando i gravi ritardi dell’Asp 5 e dell’Inps di Messina. La sanità, però si sa, ha i suoi tempi a volte biblici potremmo dire, a dispetto del fatto che gli esseri umani non sono però dei Matusalemme. Gli istituti di previdenza stanno rendendo la vita difficile a tante famiglie, soprattutto a persone che hanno patologie gravissime, che aspettano inutilmente i famosi 120 giorni per avere diritto all’assistenza. Per quanto riguarda le invalidità civili, l’Inps aveva annunciato l’avvio di una procedura informatica e telematica che avrebbe garantito, oltre alla piena trasparenza degli atti, una maggiore celerità dei procedimenti a tutto vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. Nonostante ciò, però, i tempi si dilatano anche di fronte alla segnalazione di gravi disagi e disguidi da parte di persone che attendono da anni i certificati di invalidità, di handicap e di disabilità, per ottenere eventuali sostegni economici. «Nei mesi scorsi ― dice la Cgil di Patti ― abbiamo sollecitato numerose volte, sia la Direzione Provinciale che quella Regionale dell’INPS, il Commissario dell’ASP 5 di Messina, nonché chiesto direttamente all’Assessorato alla Salute di avviare un’indagine ispettiva volta a verificare se ci sono responsabilità relative al rispetto della Legge, e nel caso a intervenire. Consideriamo estremamente grave ― continua la Cgil ― che chi ha realmente bisogno, sia costretto a ricorrere, come saremo obbligati a fare a tutela della nostra assistita, all’Autorità Giudiziaria per ottenere quanto gli spetta per Legge».
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