Quando si vuol fare il passo più lungo della gamba. E’ il caso di dirlo per quanto avvenuto oggi a Messina con l’arrivo degli oltre 300 migranti giunti a bordo di una nave di Medici senza Frontiere. Tra loro, soltanto un centinaio ha trovato posto alla caserma Gasparro, unica struttura d’accoglienza rimasta in città dopo la chiusura del Palanebiolo. Si tratta soprattutto di minori e donne ( due delle quali in codice rosa, vale a dire hanno denunciato di aver subito uno stupro). Circa 200 migranti, invece, dormiranno a bordo della nave, in attesa di essere trasferiti domani in pullman altrove, perchè Messina non ha più posti letto.
Se tutto questo corrisponde ai criteri di accoglienza, siamo davvero ben lontani dal significato stesso della parola. Se la città non ha posto non si aprano le porte a esseri umani che nell’arrivare in porto magari pensano di avercela fatta. E se proprio li si vuole accogliere, allora ci sia un coordinamento tra le istituzioni: Comune, Prefettura e Chiesa. Dell’arrivo di una nave si sa almeno un giorno prima, anche il numero dei migranti è noto, perchè allora, sapendo che non c’è posto in città, non si chiede all’arcivescovo di aprire le porte di una chiesa, corredarle di stufe e intanto mettere al sicuro, tra mura solide e riscaldate in anticipo, le 200 persone in esubero rispetto ai limiti di accoglienza cittadina?
Troppa approssimazione nella gestione dei migranti, e in tanto altro ancora. Troppa facilità nell’aprire le porte. Le cose, o si fanno bene o non si fanno.
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