L’ombra di Messina Denaro dietro l’imprenditore Santalucia, cui la Dia ha confiscato beni

Pubblicato il alle

2' min di lettura

La DIA di Messina, con il supporto del Centro Operativo di Catania, ha eseguito un decreto di confisca dei beni, emesso da Tribunale di Messina,
del patrimonio riconducibile a Salvatore Santalucia, di Roccella Valdemone, noto imprenditore ritenuto, nell’ambito di diverse inchieste giudiziarie, trait d’union tra le organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania, per il controllo delle attività imprenditoriali di movimento terra, produzione di conglomerato cementizio e produzione di energia da fonti rinnovabili. Il patrimonio mobiliare ed immobiliare sottoposto a confisca, comprensivo anche di una serie di imprese, era già stato oggetto di sequestro da parte della DIA. con tre distinti provvedimenti eseguiti tra il dicembre 2015 e il marzo 2016.

Santalucia – a detta degli inquirenti- è noto negli ambienti criminali con l’alias “Turi Piu”, è implicato in varie operazioni di Polizia, e dagli atti di indagine dei procedimenti nei quali è coinvolto risulta strettamente legato alle note famiglie mafiose “Santapaola” di Catania – tramite esponenti di vertice del clan “Brunetto” attivo nel versante jonico della provincia etnea – e a quella barcellonese, come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.
L’imprenditore, in merito alle attività criminali finalizzate al controllo degli appalti, è stato indicato quale “referente” per la zona di Roccella Valdemone.

L’attività di Santalucia – sostiene l’accusa – ha registrato, nel tempo, un’anomala crescita esponenziale, tanto da guadagnarsi, nel periodo 2003/2010, la partnership con la società Eolo Costruzioni S.r.l., impresa del Gruppo Nicastri – riconducibile a Vito Nicastri, di Alcamo – leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici.

A quest’ultimo, oggetto di investigazioni da parte della Dia di Messina e Palermo perché ritenuto in strettissimi rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro, è stato confiscato un patrimonio economico per oltre 1,5 miliardi di euro. Il complesso di beni, nello specifico, ha interessato: 4 aziende attive nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, del movimento terra, della produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili; 326 terreni, ubicati nei comuni di Roccella Valdemone, Gaggi e Castiglione di Sicilia, per l’estensione complessiva di circa 220 ettari; n. 23 fabbricati; n. 26 veicoli e vari rapporti finanziari del valore complessivo pari a 28,5 milioni di euro.

(947)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.