Si è chiuso il cerchio attorno alla banda di rapinatori che, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorso, sequestrarono due coniugi di Capo D’Orlando, per rapinarli, mentre si trovavano nella loro abitazione di campagna, tra Ucria e Floresta. Sono nove le persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Linea d’addio”, condotta dalla Polizia di Patti, coadiuvata dalle Squadre Mobili di Messina e Palermo, e dei Commissariati di Capo D’Orlando, Termini Imerese e Partinico.
In carcere sono finiti i romeni Costantin Robert Aioani, 22 anni e Iulian Georgian Hatos, 23 anni; Antonino La Bua, 28 anni e Gianluca Terrana, 31 anni, ritenuto il capo della banda, entrambi di Termini Imerese. Chiuso in una struttura d’accoglienza un minorenne di nazionalità rumena.
A Giuseppe Augetto, 30 anni e a Francesco Lamia, 29 anni, di Termini Imerese, sono stati concessi i domiciliari.
Due le persone sottoposte all’obbligo di dimora, considerati i basisti. Si tratta di Franco Galati Rando , 48 anni di Tortorici e di Angelo Incardona, 40enne di Campofelice di Roccella.
Incappucciati e armati di coltello e mannaia, sorpresero nel sonno marito e moglie, derubandoli di tutto ciò che di valore i due possedevano in casa, compresi i gioielli che avevano addosso. Si fecero poi consegnare le chiavi di casa dell’abitazione di Capo d’Orlando facendosi dare persino le informazioni necessarie per trovare e aprire la cassaforte.
E mentre una parte della banda raggiungeva Capo d’Orlando e svuotava il secondo appartamento, i complici sequestravano in casa loro le vittime, andando via solo dopo lunghe ore di terrore, portando via telefonini e persino l’auto di famiglia.
L’allarme è scattato quando i due malcapitati, in stato di choc per quanto subito, sono riusciti a raggiungere il centro di Ucria.
Immediate le indagini della Polizia, che ha in una prima fase hanno analizzato il traffico veicolare e le immagini dei sistemi di videosorveglianza, installati nei vari comuni presumibilmente attraversati dai malviventi.
Si è poi passati allo studio del traffico telefonico agganciato la notte del delitto dalle celle dei gestori telefonici sul territorio di decine di comuni di più province siciliane e, infine, all’intercettazione delle conversazioni registrate su alcune utenze ritenute sospette.
Il lavoro investigativo ha portato i poliziotti a rintracciare tracce apparentemente invisibili, inavvertitamente lasciate dai malviventi, peraltro rivelatisi estremamente cauti.
I primi risultati hanno permesso di concentrarsi sulla figura del basista, identificato in un tortoriciano, già noto alle Forze dell’Ordine, e sull’ipotesi investigativa che la rapina di Ucria, non fosse un fatto isolato, ma facesse parte di una serie di crimini simili, riconducibili ad una banda, costituita da uomini del palermitano e romeni.
La banda agiva nella provincia del capoluogo siciliano ma era abituata a frequenti incursioni anche in quelle limitrofe e in particolare nel messinese, avvalendosi di una rete di fonti che selezionavano gli obiettivi sul territorio e mettevano a disposizione dei complici le informazioni utili, a fronte di una quota di partecipazione agli utili delle successive imprese criminali.
I “colpi” venivano pianificati al telefono, ma nelle conversazioni venivano utilizzate espressioni ” in codice”, ricorrendo a metafore calcistiche o al gergo militare: “belle partite da giocare” […] “un intero campionato bellissimo” o ancora “Operazione Linea d’Addio è incominciata, già è aperta! [….] Stiamo iniziando l’intervento, già l’hanno cominciato ad aprire, già è a posto, aperta!”.
Un gruppo pericoloso e perfettamente organizzato,e, secondo gli investigatori, autore di molti altri furti in abitazioni, per lo più ville isolate, tentati o consumati, tra i quali quello avvenuto nella prima mattinata del 14 novembre 2016 a Sant’Agata MiIlitello: in quel caso, peraltro, alcuni componenti della banda, sorpresi dai sistemi di allarme e dal successivo intervento della Polizia del locale Commissariato, furono costretti ad una rocambolesca fuga ed a nascondersi in casolari di campagna prima di essere recuperati da complici arrivati appositamente da Palermo con un borsone di abiti puliti necessari per eludere i controlli.
Il minore romeno si è rivelato, inoltre, parte attiva nei colpi messi segno e addirittura soprannominato dai complici “spiderman”, per le sue capacità atletiche, che lo rendevano agilissimo ed idoneo alle incursioni nelle case violate.
La polizia non esclude che la banda si stesso organizzando per elevare ulteriormente le proprie capacità criminali.
Tra le conversazioni intercettate dagli investigatori del Commissariato di Patti se ne evidenziano alcune che indicano l’intento di alcuni componenti della banda (in particolare un romeno) di reperire tute bianche del tipo da imbianchino e parrucche e maschere da clown ( per imitare la banda che si traveste da clown).
Durante le perquisizioni domiciliari effettuate stamani dai poliziotti è stata rinvenuta una pistola calibro 6,35 con relativo munizionamento, due pistole giocattolo e la somma di 3.000 euro.
(867)