A Capodanno i 41 dipendenti della Triscele non avranno più nè lavoro nè sussidio. I Faranda, titolari dello stabilimento Triscele, non hanno alcuna intenzione di presentare il Piano industriale e per questo l’ufficio provinciale del Lavoro non potrà concedere la cassa integrazione in deroga. Fumata nera al Tavolo, convocato oggi pomeriggio dal prefetto Trotta, che ha visto la partecipazione anche del commissario del Comune, Croce, dei sindacati, del commercialista della ditta Del Piglio e del consulente Ferro. Secondo quanto trapelato, la Triscele sarebbe prossima al fallimento, anzi avrebbe chiesto il concordato fallimentare visto che sarebbero molti i creditori che avrebbero presentato istanza. Assenti i Faranda, che si sono fatti rappresentare. Con questo scenario, l’azienda non può presentare il piano industriale nei prossimi mesi e senza ipotesi di piano il direttore dell’ufficio provinciale del Lavoro, De Francesco, presente all’incontro in prefettura, non potrà concedere la Cassa integrazione in deroga. Quella in corso scadrà il 31 dicembre. Domani alle 9,30 nei locali della Cgil, in via Peculio Frumentario, saranno decise probabilmente le nuove forme di protesta.
Ecco l’amara dichiarazione del segretario generale Fai Cisl, Calogero Cipriano:
“E’ finita la telenovella, purtroppo nel peggiore dei modi in quanto i lavoratori verranno licenziati dal primo gennaio. La citta’ di Messina subisce un’altra grande ingiustizia, sacrificata sull’altare della speculazione. Un’operazione di puro interesse economico che avevamo denunciato sin dall’inizio. E’ palese che nel 2007 vi sia stato l’acquisto di un terreno e non di una fabbrica. Di salvatori della Patria, alla fine, non ne abbiamo visti.
Dall’istanza presentata di concordato preventivo liquidatore, inoltre, i lavoratori rischiano al momento del licenziamento anche di non percepire il Tfr. E’ chiaro che ci difenderemo in tutte le sedi per poter accorciare i tempi di liquidazione e dare dignita’ ai lavoratori che oltre la beffa della famiglia Faranda rischiano di subire anche un danno economico. Stiamo parlando di circa 2 milioni di euro che la proprieta’ deve corrispondere ai lavoratori”.
@Acaffo
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