Solo due anni di amore e poi odio, tanto, fin qui almeno 7 anni. Solo così si può spiegare la strategia utilizzata da una donna, separata dal marito, che, per impedire all’ex-coniuge di vedere le figlie nei giorni prestabiliti dal Tribunale, di volta in volta faceva “ammalare” le bambine, con tanto di certificato medico.
Questo è il motivo per cui la donna è stata condannata al pagamento di una multa di mille euro.
La coppia, sposata nel 2006, si era separata nel 2008, ed i problemi di “comunicazione” tra ex-coniugi, erano cominciati subito.
Entrambi i coniugi, infatti, erano stati ammoniti dal giudice della separazione, in primo grado, per motivi diversi: il marito per non avere versato, per un periodo, l’assegno di mantenimento, la moglie per la sua “condotta ostruzionistica” durante la separazione.
L’ammonizione al padre delle bambine non ha avuto altro seguito perché, il genitore, non ha effettuato altre “intemperanze” ed il mancato versamento dell’assegno, era stata ritenuto già dai giudici di merito, ed ora anche dalla Cassazione “non ostativo al riconoscimento dell’affidamento condiviso”, anche perché era stata riconosciuta l’effettiva difficoltà economica dell’uomo a versare l’assegno di mantenimento prima fissato in 700 euro, e poi ridotto a 400.
La madre delle piccole, invece, nonostante l’ammonizione, ha mantenuto un atteggiamento ostruzionistico tanto da portare il Tribunale dei Minori a dichiararla “decaduta dalla potestà genitoriale”.
Il suo comportamento però, non si è modificato, anzi,oltre ad ostacolare l’ex-marito, si è rifiutata di avere un atteggiamento “collaborativo” anche con i servizi sociali, la cui opera si è resa necessaria proprio per “facilitare” i rapporti tra i genitori.
Nonostante la decisione del Tribunale dei minori di Messina, questa ulteriore circostanza – ha stabilito la Cassazione – non ha “quale conseguenza automatica quella dell’abbandono della scelta dell’affidamento condiviso, per l’opzione verso l’affidamento monogenitoriale”, che era stato richiesto dal padre.
Tutto quanto accaduto non ha cambiato le modalità dell’affido con domiciliazione delle bambine presso la madre. La Suprema Corte si è limitata a confermare la multa. La sanzione amministrativa pecuniaria, era stata introdotta da una legge del 2006 sull’affido condiviso per “punire” il genitore che commette gravi inadempienze e che ostacola il corretto svolgimento delle modalità dell’affido. Questo è uno dei primi casi di sanzione di questo tipo esaminati dalla Cassazione. Ancora non è dato sapere se questo tipo di sanzione rappresenti davvero un valido deterrente in questi casi.
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