Che Saro Cattafi non fosse a capo della mafia barcellonese, lo aveva già stabilito con sentenza d’assoluzione, e immediata scarcerazione, la Corte d’Appello di Messina nel novembre 2015, ma per l’avvocato di Barcellona era rimasta in piedi l’accusa di affiliazione al gruppo criminale della città del Longano, e per questo, dai 12 anni inflitti con il rito abbreviato in primo grado, la pena gli era stata ridotta a 7 anni. Ma il suo legale, avvocato Salvatore Silvestro, ricorse in Cassazione, che ieri si è pronunciata annullando con rinvio la sentenza alla Corte di Appello di Reggio Calabria.
Rigettato, invece, il ricorso di Silvestro contro la sentenza di secondo grado che condannava Cattafi per calunnia nei confronti del pentito Carmelo Bisognano e dell’avvocato Fabio Repici.
L’avvocato Cattafi fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui grandi appalti pubblici gestiti dalla mafia barcellonese, l’operazione Gotha 3. Gli inquirenti sostennero che capi e gregari imponevano il pizzo alle imprese impegnate negli appalti pubblici nel territorio di loro competenza.
Al centro, una serie di estorsioni, avvenute a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, ai danni della Co.ge.ca. srl, la Venumer srl, la Mediterranea Costruzioni srl, la Sicilsaldo srl,la Elicona Scavi srl.
Ma sul ‘peso’ che ebbe Cattafi all’interno della mafia del Longano, ci furono anche le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Carmelo D’amico, boss di Barcellona e autore di efferati omicidi, che disse di lui:” Nello studio dell’avvocato Carmelo Santalco sentii ancora Iannello dire che Gullotti e Saro Cattafi avevano il cervello malato perché avevano dato la loro disponibilità alle famiglie della mafia di Palermo e Catania a preparare l’attentato per uccidere l’ex ministro Claudio Martelli e il giudice Antonio di Pietro.”
E ancora disse di Cattafi:” Dopo la morte dell’urologo Attilio Manca, avvenuta a Viterbo nel 2004, incontrai a Barcellona Salvatore Rugolo (cognato del boss Pippo Gullotti) che ce l’aveva con Saro Cattafi. Mi disse che Cattafi per conto di Bernardo Provenzano aveva contattato il suo amico Attilio Manca in modo che questi l’operasse di prostata. A Cattafi – mi disse Rugolo – l’incarico glielo aveva dato un generale dei carabinieri. Di recente, Nino Rotolo, mi ha raccontato che sono stati i servizi segreti ad ammazzare Manca e che l’omicidio era stato organizzato dal direttore del Sisde”.
D’amico, sentito come testimone, aveva dichiarato di aver visto una sola volta Cattafi nel corso di un incontro avvenuto negli anni novanta tra associati in una masseria nel corso del quale aveva saputo che “era un amico” e di aver ricevuto l’ordine di ammazzarlo perché per alcuni giorni fu ritenuto colui che aveva fatto la spia e consentito nel maggio del 1993 alla polizia di arrestare il boss Nitto Santapaola.
Patrizia Vita
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