Ieri, sulla tragedia al Porto è stata una corsa contro il tempo, per i soccorsi soprattutto- perchè c’erano vite umane da salvare – ma anche per i media cittadini, chiamati a informare, a dare risposta alla domanda dei lettori: “Cosa è successo? Quanti sono i morti? Chi sono?
La stampa messinese ha vissuto ore concitate e si è divisa: chi è andato sul posto ( o ci ha mandato un collega della propria redazione) e chi, da casa, telefonava alle forze dell’Ordine, agli ospedali, alla Capitaneria di Porto. In quel vortice di informazioni è venuta fuori la notizia che le vittime erano 4 e non 3, ed è venuto fuori anche il nome. Un errore ripreso da molte testate sulla scia di un lancio d’agenzia Ansa. Ma l’errore, comunque umano, non è stato del collega, corrispondente Ansa da Messina, ma del comandante della Capitaneria di Porto, Nazzareno Laganà, che oggi chiarisce: “L’errore ieri è stato nostro: nei momenti concitati della serata prima abbiamo dato quattro morti e poi tre” – sottolinea Laganà -. “Ci sono state informazioni errate da parte degli ospedali e le notizie si sono accavallate e c’è stato un errore, ci scusiamo con tutti. I morti sono tre e speriamo rimangano tali”. “Sono iniziati gli interrogatori – prosegue Laganà- stiamo sentendo i membri dell’equipaggio se emergerà qualcosa riferiremo alla Procura. La dinamica verrà fuori dalla nostra inchiesta non possiamo fare congetture e dobbiamo essere cauti e valutare tutti gli elementi utili per far emergere la verità. Siamo molto vicini alle famiglie noi abbiamo un rapporto stretto con i marittimi e cerchermo al più presto di scoprire cosa è accaduto”.
Il chiarimento del comandante Laganà andava pubblicato, perchè sul web si sono scatenati i soliti ‘leoni da tastiera’, autori di squallidi e offensivi commenti d’attacco al lavoro di giornalisti che ieri sono stati inchiodati ore davanti a un pc, o peggio, di colleghi, come il corrispondente Ansa, che si trovava sul posto, al molo Norimberga, tra sirene, ambulanze, caos, urla e disperazione.
Chi ha diffuso la notizia di una quarta vittima, nella concitazione delle informazioni ricevute, ha fatto quello che qualunque altro giornalista d’esperienza avrebbe fatto: si è fidato di una fonte autorevole quale quella rappresentata dal comandante della Capitaneria di porto di Messina, delegato alle indagini e primo ad essere sul posto. Il resto apparso sui social: commenti e derisioni, è roba da sciacalli. Ignoranti pure.
Patrizia Vita
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