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Inchiesta sui rifiuti. Chiesto il rinvio a giudizio dell’AD di Tirrenoambiente e di altri 4 indagati

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tribunale-palermoLa Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio, tra gli altri, anche dell’amministratore delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti avviata nel 2011.
Il rinvio a giudizio, oltre che per l’amministratore delegato della discarica di Mazzarra’ Sant’Andrea, è stato chiesto anche per Domenico Proto, 48 anni, catanese titolare della discarica “Oikos” di Motta Sant’Anastasia, per un funzionario dell’assessorato regionale Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova, e per i fratelli Calogero e Nicolo’ Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione.
I cinque furono arrestati lo scorso luglio dalla polizia di Palermo, ma l’indagine aveva preso spunto dall’attivita’ investigativa della polizia di Agrigento, che aveva coinvolto i due Sodano.
Secondo l’accusa, Cannova, nella qualità di pubblico funzionario, nelle diverse fasi dell’iter amministrativo, avrebbe “giostrato” le procedure per il rilascio delle autorizzazioni, in modo da agevolare gli imprenditori,  preservandoli dall’ordinaria attivita’ di controllo e monitoraggio circa le modalita’ di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di bypassare indenni tutti i controlli.
Gli agenti della Sezione “Reati contro la Pubblica Amministrazione” della Squadra Mobile di Palermo, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche riscontri esterni, avrebbero accertato che il funzionario regionale, secondo l’accusa, riceveva in cambio regalie e ingenti somme di denaro.
Il funzionario, inoltre, sempre a detta degli inquirenti- avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le informava del risultato di riunioni in assessorato. L’indagine si e’ avvalsa anche del contributo investigativo del Noe dei carabinieri, competente in materia di reati ambientali e dei relativi profili tecnico-normativo. E’ infatti emerso che in alcuni casi grazie agli accordi corruttivi venivano conferiti in discarica rifiuti non sottoposti al trattamento obbligatorio durante i fermi impianti dovuti a guasti tecnici della discarica. In questi casi il gestore della discarica, non comunicando il fermo impianto alle autorita’ competenti ed ai soggetti conferitori (Ato, Comuni) percepiva illegalmente degli introiti che non gli sarebbero stati dovuti a fronte del necessario stop dell’attivita’. Le indagini avrebbero stabilito, in un caso, un guadagno di circa 700mila euro per il titolare di una delle discariche.
Tra i benefit di cui godeva il funzionario- sempre a detta dell’accusa- soggiorni gratis in prestigiose strutture alberghiere per se’ e la sua famiglia, l’uso di un’autovettura a nolo, ma anche prestazioni sessuali di prostitute.
L’AD di Tirrenoambiente, Antonioli – sostennero al momento del suo arresto i suoi legali- nella vicenda avrebbe avuto un ruolo marginale.
A suo carico si ipotizzerebbe una irregolarità nell’autorizzazione di un impianto di biogas, iter autorizzativo in realtà iniziato nel 2011 e terminato nel 2013 nel quale, peraltro, lo stesso Funzionario non ha mai assunto un ruolo decisivo.

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