C’è anche l’amministratore delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, tra gli arrestati dell’inchiesta sui rifiuti avviata nel 2011 dalla procura di palermo. Un funzionario pubblico e quattro imprenditori sono accusati a vario titolo di corruzione nell’ambito dei procedimenti amministrativi per il rilascio o il rinnovo di autorizzazioni in materia di smaltimento dei rifiuti. Tutti sono stati arrestati dalla polizia di Palermo, che ha eseguito provvedimenti restrittivi emessi dal Gip su richiesta della Procura. L’indagine, iniziata nel 2011, è stata supportata anche dal lavoro della polizia di Agrigento, ha preso infatti spunto da un’altra attivita’ investigativa avviata in quella provincia, che ha visto coinvolti due imprenditori agrigentini. La stratificazione normativa e un complesso e macchinoso apparato burocratico, secondo gli inquirenti, hanno permesso ad un pubblico funzionario, nelle diverse fasi della procedura amministrativa, di “giostrare” nella gestione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni, in modo da agevolare gli imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attivita’ di controllo e monitoraggio circa le modalita’ di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di bypassare indenni tutti i controlli.
Gli arrestati sono il funzionario dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco Cannova, 56 anni, trasferito in carcere, e gli imprenditori Calogero e Nicolo’ Sodano, 54 e 53 anni, fratelli agrigentini titolari della discarica “Soambiente” di Agrigento, Domenico Proto, 48 anni, catanese titolare della discarica “Oikos” di Motta Sant’Anastasia (Catania) e Giuseppe Antonioli, 53 anni, amministratore della discarica di Mazzarra’ Sant’Andrea. Tutti e quattro sottoposti agli arresti domiciliari. Gli agenti della Sezione “Reati contro la Pubblica Amministrazione” della Squadra Mobile di Palermo, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche riscontri esterni, avrebbero accerato che il funzionario regionale, secondo l’accusa, riceveva regalie e ingenti somme di denaro dai diversi imprenditori che attendevano dal suo ufficio le autorizzazioni amministrative per l’esercizio delle discariche e che si vedevano garantire una corsia preferenziale per le loro pratiche. Il funzionario, inoltre, sempre a detta dell’accusa- avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le informava del risultato di riunioni in assessorato. L’indagine si e’ avvalsa del contributo investigativo del Noe dei carabinieri, competente in materia di reati ambientali e dei relativi profili tecnico-normativo. E’ infatti emerso che in alcuni casi grazie agli accordi corruttivi venivano conferiti in discarica rifiuti non sottoposti al trattamento obbligatorio durante i fermi impianti dovuti a guasti tecnici della discarica. In questi casi il gestore della discarica, non comunicando il fermo impianto alle autorita’ competenti ed ai soggetti conferitori (Ato, Comuni) percepiva illegalmente degli introiti che non gli sarebbero stati dovuti a fronte del necessario stop dell’attivita’. In sole due settimane di fermo impianto, grazie al funzionario infedele, l’imprenditore catanese coinvolto nell’inchiesta sarebbe riuscito a guadagnare circa 700 mila euro, che avrebbe perso. Tra i benefit di cui govdeva il funzionario, soggiorni gratis in prestigiose strutture alberghiere per se’ e la sua famiglia, l’uso di un’autovettura a nolo, ma anche prestazioni sessuali di prostitute.
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