È successo nel messinese: nel mirino della Guardia di Finanza un imprenditore denunciato, insieme ad un parente, per truffa aggravata ai danni dello Stato. Dalle indagini, i due avrebbero percepito fondi dell’Unione Europea pari a oltre 350mila euro pur non avendone diritto. Ecco come avrebbero agito secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, a conclusione di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti, hanno denunciato due soggetti ritenuti responsabili dell’indebita percezione di contributi comunitari per oltre 350mila euro ed eseguito un decreto di sequestro preventivo del valore di 170mila euro.
La misura cautelare reale di natura ablativa interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basata su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva stabilito dall’art. 27 della Costituzione.
I pagamenti della Politica Agricola Comune, interamente finanziati dalla U.E., sono delle forme di sostegno a tutela del reddito degli agricoltori, in modo da innalzare il tenore di vita della popolazione agricola, incrementare le produzioni e favorire il processo di adeguamento delle strutture agrarie, attraverso misure di carattere socio-strutturale. Per accedere a questi benefici, l’imprenditore agricolo deve, tuttavia, dimostrare il regolare possesso di un’adeguata superficie coltivabile o destinata al pascolo.
L’attività di polizia economico-finanziaria eseguita dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Capo d’Orlando ha portato alla scoperta di un’insidiosa truffa posta in essere dal responsabile di una società agricola in pregiudizio del FEAGA (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia) che, nelle campagne dal 2012 al 2020, aveva introitato risorse comunitarie non spettanti per un importo totale di oltre 350mila euro, di cui 170mila euro oggi sottoposti a sequestro, somma corrispondente all’indebito profitto per la quale non risultano già trascorsi i termini di prescrizione ai fini penali.
Più in particolare, il titolare dell’azienda aveva indicato all’Ente pagatore -A.G.E.A.- il possesso di particelle catastali di terreni agricoli inizialmente ceduti dall’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ad un suo parente, con contratto di riservato dominio. Tali poderi, in seguito, simulando un contratto di comodato, erano stati inseriti, illegittimamente, nella domanda unica di pagamento dall’imprenditore.
Il rappresentante legale pro tempore della società agricola, in concorso all’altra persona, è stato deferito all’A.G. avendo raccolto elementi indiziari configuranti responsabilità in ordine al reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Di qui l’esecuzione dell’odierno provvedimento di misura cautelare reale delle somme di denaro e dei beni immobili, corrispondente all’illecito provento delle ravvisate responsabilità penali.
Il territorio della provincia messinese, purtroppo, non è nuovo a fenomeni della specie e le modalità illecite oggi documentate sono già assurte agli onori della cronaca, anche nazionale, perché sfruttate da strutturate organizzazioni criminali, anche di matrice mafiosa, che hanno intuito in anticipo le potenzialità dei flussi finanziari provenienti dalle risorse comunitarie.
Proprio per tali ragioni, Autorità Giudiziaria e Guardia di Finanza continueranno a mantenere altissima la soglia di attenzione, evitando che significative risorse pubbliche diventino facile preda di imprenditori spregiudicati, in danno dei tanti imprenditori onesti operanti in tali territori.
In tal senso, le odierne attività investigative testimoniano il continuo impegno assicurato dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Patti nella lotta alle frodi in danno al bilancio dell’Unione Europea nel delicato territorio della provincia peloritana.
FONTE: Guardia di Finanza – Comando provinciale di Messina
(166)