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Gotha3. Il pentito D’Amico tira in ballo l’ex-deputato Nino Beninati. Poi parla di magistrati e mafia e processi “aggiustati”

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tribunalemessina bellaCarmelo D’amico, il boss pentito della mafia barcellonese, ha tirato fuori un altro nome eccellente, oggi che ha deposto in aula nel corso del processo Gotha3.

Stavolta è di turno l’ex assessore regionale del Pdl, Nino Beninati che, a detta del collaboratore di giustizia, avrebbe chiesto di avere contatti con il clan per ottenere dei voti durante la campagna elettorale che lo vedeva candidato. La scorsa udienza era stata tirato in ballo l’ex senatore del Pdl, Domenico Nania, del quale aveva detto che era a capo di una loggia segreta a Barcellona e che aveva legami con la mafia e controllava anche la Calabria.

Oggi, D’Amico, alle domande degli avvocati ha ribadito che Nania era ai vertici della loggia coperta insieme all’avvocato Rosario Cattafi (ritenuto la mente della mafia del Longano) ed ha aggiunto che l’associazione “Corda Frates” di Barcellona era una loggia.

Infine ha dichiarato che il clan aveva preso contatti anche con alcuni magistrati per tentare di “aggiustare” processi ed ha ricordato che una volta c’era stato un incontro tra alcuni esponenti dei clan e un rappresentante delle istituzioni – “che era con la macchina d’ufficio proprio per discutere di questo”-.

D’amico ha detto di aver visto l’auto ma di non sapere se si trattava di un politico o di un magistrato.

Le dichiarazioni del pentito sono al vaglio degli inquirenti, che devono avere, o meno, riscontro su quanto detto dal boss pentito.

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