Giuseppe, ucciso 5 giorni dopo che il suo ‘tutore’ si è costituito. Ma volevano davvero ucciderlo?

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Con il patrigno in carcere, non più a proteggerlo, per Giuseppe De Francesco non c’è stato scampo. Potrebbe esserci questo dietro l’omicidio del 21enne raggiunto da 2 colpi di arma da fuoco, ieri mattina a Camaro. Giuseppe era figliastro di Giovanni Tortorella, per il quale la Cassazione ha confermato la sentenza emessa nell’ambito del processo scaturito dalla operazione “Case basse”, la retata del 2009 che colpì i clan della zona sud.

Tortorella si è costituito lo scorso lunedì, e a distanza di soli 5 giorni, Giuseppe, che lui deve avere amato e protetto come un figlio, visto che il ragazzo si presentava come Giuseppe Tortorella, è stato ucciso.

Ma chi ha sparato voleva davvero ucciderlo? E’ su questo che gli investigatori dell’Arma lavorano. Capire se la morte del ragazzo sia stata una tragica fatalità o lo volevano freddare.

Forse volevano soltanto gambizzarlo, lui ha reagito ed è partito il secondo proiettile, quello che lo ha raggiunto alla schiena perforando il polmone e provocando l’emorragia interna che ne ha causato la morte.
Forse. O forse volevano davvero ucciderlo ed al primo colpo, alla gamba, hanno sbagliato mira ed hanno aggiustato il tiro al secondo.

Poi gli ovvi interrogativi. Giuseppe aveva precedenti penali per reati contro il patrimonio, un tentativo di furto a un rifornimento lo aveva costretto a portare un braccialetto elettronico, che aveva tentato di segare, da qui l’arresto per evasione dai domiciliari. Un ragazzo inquieto, Giuseppe, forse cresciuto con cattivi esempi, ma nulla di quanto fatto sembra porlo sotto il mirino di un killer. A meno che.

A meno che non ci siano fatti privati alla base di quei proiettili che ieri lo hanno ucciso: una ragazza, uno sgarro.
A meno che non ci sia una vendetta proprio nei confronti di quel patrigno che lo ha cresciuto come fosse un figlio e, con lui ‘dentro’ , hanno colpito quel ‘figlio’.
A meno che non si sia trattato di un maledetto, tragico, errore: Giuseppe non doveva morire, solo ricevere una lezione.

I carabinieri sono al lavoro, stanno sottoponendo al tampone stub (analisi che rileva residui di polvere da sparo sulle mani di chi ha usato armi da fuoco) parecchi pregiudicati.  Sin qui nulla di fatto. E nessuno parla.

Patrizia Vita

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