Omertà. Nessun’altra parola rende meglio quanto venuto fuori dall’omicidio di un ragazzo di 21 anni.
Giuseppe De Francesco è finito sotto i colpi di un’arma da fuoco ( quindi c’è stato rumore), in pieno giorno ( alle 11 e non alle 23), in un rione popoloso ( Camaro e non in un’isolata campagna), in una bella giornata di primavera ( quindi la gente non era rintanata in casa per il maltempo). Eppure nessuno ha visto, nessuno ha sentito, nessuno sa.
I carabinieri della Compagnia Messina Centro sono al lavoro dalle 11 di sabato 9 aprile, quando dal Pronto Soccorso dell’ospedale Piemonte è giunta la segnalazione del ricovero di un giovane gravemente ferito, lasciato lì, sanguinante, da un automobilista che è andato via velocemente. Quel giovane ci è morto all’ospedale Piemonte, poco dopo. E dopo due giorni di interrogatori serrati, di attività investigativa intensa, non è solo il nome di chi ha sparato ad essere sconosciuto. No, dopo 2 giorni ancora non si sa dove, come, sia avvenuto il ferimento rivelatosi mortale.
Possibile che nessuno abbia sentito due spari? Possibile che alle 11 del mattino non ci fosse nessuno in strada? Possibile che nessuno senta il bisogno di dare una risposta, non ai carabinieri, neanche alla città, ma ad una madre che piange un figlio di 20 anni assassinato?
Sin qui solo ipotesi. Ipotetico il luogo del ferimento ( in piazza o nelle stradine interne di Camaro ?); ipotetiche le modalità ( Giuseppe era in sella al suo scooter o a piedi, con un amico o da solo ?); ipotetica la volontà di chi ha sparato ( voleva uccidere o solo ferire ?).
Unica certezza, a due giorni dalla morte di un ragazzo, è che Messina è città omertosa.
Patrizia Vita
(3623)