Intercettazioni che non lasciano spazio alla libera interpretazione, quelle che incastrano i 12 consiglieri comunali raggiunti oggi dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla PG. Chiaro e limpido il significato di questo dialogo intercettato dalla Digos: ” Che mi frega della commissione- dice uno dei consiglieri indagati ( uno che fa tanto rumore). A me interessa solo il gettone”-
Ed ancora: ““………….gliel’ho spiegato non si pesa su questo, compare, io lo voglio il coso, devo raggiungere 40 presenze……….Non va pesato sul gettone di presenza il lavoro, non è il gettone di presenza, non è la commissione, perché nella commissione non fai un c……”
Un altro ancora: ““ ……….il gettone diventa un modo per avere l’indennità che ci vuoi fare…me la devi riconoscere….. è fatto così ma io la devo avere l’indennità”.
Oppure: ” “Io spesso e volentieri mi sostituisco con la XXXX tanto la XXXX non c’è mai e sostituisco lei perché tanto quella c’è poco, c’è soltanto alle 8 e mezza… Oppure… il Capogruppo… quando riesco
Il questore, Giuseppe Cucchiara, ha detto: ” Quello che sconcerta e che queste persone non pensavano a trovare soluzioni per un buon governo, ma soltanto al loro guadagno”.
Un guadagno che, secondo la stima fornita dal procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro, avrebbe procurato, nei soli 3 mesi di indagine, un danno patrimoniale al Comune di ben 37mila euro, indennità escluse.
Un guadagno che ha rischiato grosso nel settembre 2013,a soli 3 mesi dal loro insediamento al Comune, quando il gettone di presenza, dai 100 euro a seduta passa a 56 euro, fermo restando l’indennità mensile massima di 1.529 €. Nel dicembre del 2013 l’indennità mensile massima viene aumentata a 2.184 €, raggiungibile con un minimo di 39 presenze mensili.
C’è voluto poco per aggirare l’ostacolo della riduzione del gettone: aumentare le sedute.
Ecco uno stralcio dell’ordinanza che spiega i meccanismi interni alle commissioni consiliari: Ciascun consigliere comunale è componente di almeno 6 commissioni, ed ognuno, in teoria, potrebbe raggiungere il massimo di 24 presenze mensili. In realtà ciascun consigliere tendeva a massimizzare i gettoni di presenza utilizzando vari sotterfugi per comprovare la propria partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti.
Nel corso dell’indagine è emerso che quanto riportato nei verbali delle commissioni era il frutto di una studiata condotta finalizzata ad aggirare il problema della presenza effettiva del consigliere, alla quale è subordinata l’erogazione del gettone di presenza. Gli investigatori hanno accertato che, in alcuni casi, i consiglieri intervenivano nel corso della seduta per il tempo strettamente necessario a firmare, e quindi per ottenere ugualmente il gettone di presenza.
Dal dicembre 2013 quasi tutti i consiglieri comunali hanno raggiunto la soglia minima delle 39 presenze perchè sia attraverso le commissioni, sia apponendo la sottoscrizione in sostituzione del capo gruppo, frutto di un preventivo accordo tra delegante e delegato per massimizzare la fruizione dei gettoni di presenza”.
Passaggio importante della vicenda, che fornisce una chiave di lettura su quanto fosse radicato il sistema “gettonopoli” a Palazzo Zanca lo ha fornito il procuratore Barbaro: ” Va chiarito- ha detto – che l’indagine è stata avviata nel novembre 2014, quindi quando ancora l’attenzione dei media sui costi dei gettoni di presenza al Comune non era scattata.”
Insomma, a ‘guardia’ abbassata, senza il timore dettato dal clamore mediatico sull’argomento ‘gettoni’ ( che magari avrà determinato più zelo tra gli ‘eletti’) scoprire le vergogne comunali non è stato difficile.
PaVi
(679)