Foto di un'auto della guardia di finanza di messina al porto

Frode fiscale a Messina: cinque arresti e 23milioni di euro sequestrati

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Foto di un'auto della guardia di finanza messinaFrode fiscale. Arrestati quattro imprenditori e un commercialista dalla Guardia di Finanza di Messina per associazione a delinquere finalizzata all’emissione e utilizzo di fatture false e bancarotta fraudolenta.

Nell’ambito dell’operazione sono state denunciate complessivamente nove persone ed è stato disposto il sequestro preventivo di oltre 23 milioni di euro su conti correnti e disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati e alle società coinvolte.

Le operazioni investigative sono iniziate in seguito a un controllo fiscale eseguito nei confronti di una ditta che vendeva prodotti informatici: le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di un’organizzazione nata con lo scopo di commettere frodi fiscali capeggiata da due fratelli imprenditori, Angelo e Antonino Di Dio, e un ragioniere, Francesco Paolo Fiocco,  attualmente destinatari di custodia cautelare in carcere.

Altri due imprenditori, Giovanni Vinci e Giovanni Di Blasi, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari con l’accusa di ricoprire le cariche di rappresentanti legali di due società, amministrate dai fratelli succitati, utilizzate per emettere fatture false per altre società coinvolte.

Le società coinvolte operavano tutte nel commercio di prodotti elettronici destinati alla grande distribuzione e alla vendita al dettaglio via web. Le indagini, condotte sotto la guida delle Procura della Repubblica di Messina, hanno fatto emergere un fitto sistema di frode che si avvaleva di ditte individuali e società “caritere” (volte alla perpetrazione di frode fiscale) dislocate sul territorio italiano – Messina, Pesaro, Roma, Taranto e Treviso – e su territorio straniero – Malta, Romania e Slovenia – gestite in gran parte dalla città dello Stretto.

Gli indagati, venuti a conoscenza delle indagini in corso, hanno cercato di occultare e distrarre beni di alcune società coinvolte, successivamente dichiarate fallite dal Tribunale di Messina, incappando anche nel reato di bancarotta fraudolenta.

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