La querelle tra Stampa e Amministrazione Comunale non si ferma ai fatti dei giorni scorsi.
Di nuovo, pur se slegato dalla vicenda Conti Nibali, c’è la denuncia di un giornalista, Ernesto Di Pietro, inoltrata alla Procura di Messina, relativa ai ritardi nella presentazione del Bilancio da parte dell’Amministrazione Comunale.
Di seguito alcuni passaggi dell’esposto presetato dal giornalista.
“A inizio dello scorso anno, il Ministero dell’Interno, con apposito decreto, ha imposto al sindaco, Renato Accorinti, e alla sua Giunta, le modalità da seguire per l’approvazione del Bilancio, che viene considerato di programmazione dell’attività politico-amministrativa. Il Viminale fece sapere al sindaco Accorinti che il termine ultimo per l’approvazione era da considerarsi fissato alla data del 30 settembre 2014. Il sindaco aveva, quindi, tutto il tempo per sottoporre al vaglio del Consiglio Comunale il Bilancio di Previsione 2014, ma non lo ha fatto, dando l’impressione di voler prendere letteralmente in giro il Consiglio comunale e fargli votare, al momento opportuno, cioè quando lo avesse deciso, un Bilancio che meritava certamente molta attenzione e molto approfondimento. Incredibile ma vero – prosegue Di Pietro nel suo esposto- il consiglio è stato riunito il 31 dicembre 2014, quando mancava pochissimo al nuovo anno, e allo scattare della mezzanotte sarebbe avvenuto il pata-trac . Il Bilancio è stato approvato con pochissimi voti dai consiglieri, pochissimi voti contrari, mentre altri consiglieri sono letteralmente scappati. Una pagina nerissima per l’Amministrazione di palazzo Zanca – continua Di Pietro – mentre sono molti i cittadini che si chiedono che fine abbiano fatto i soldi della “Tares” ”.
A conclusione dell’esposto, Di Pietro chiede che “il sindaco Accorinti venga sospeso da qualsiasi attività istituzionale in attesa che tutto il caso venga chiarito”. Inoltre, chiede che il Presidente del Consiglio Comunale, Emilia Barrile, “chiarisca in modo definitivo perché non ha dato nessuna spiegazione al denunciante che si era qualificato in relazione alla pratica “Tares” rimanendo in silenzio di fronte alle sue sollecitazioni”.
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