Potremmo spendere fiumi di parole ma la verità è che queste immagini parlano da sole. Siamo in pieno centro, in una normale mattina, immersi nella routine quotidiana, e vediamo un uomo, non vedente, che tenta di districarsi tra le auto che gli bloccano la strada. Veicoli, come potete vedere, parcheggiati selvaggiamente in doppia e tripla fila, senza alcun rispetto per il codice della strada e soprattutto per chi, come questo signore, si ritrova a dover affrontare delle difficoltà ancora maggiori. Potremmo dire della nostra città che non è affatto a misura di cittadino dal punto di vista della mobilità, figuriamoci di un cittadino portatore di handicap. Troppe le barriere architettoniche che limitano gli spostamenti, a queste si aggiunge anche il malcostume del parcheggio selvaggio. Le cause di questi disagi sono molteplici, prima fra tutte la carenza del trasporto pubblico che costringe il cittadino a servirsi del proprio mezzo per effettuare gli spostamenti urbani. Ma non solo! Il parcheggio “conquistato” in una città in cui il numero delle auto è pari quasi a quello degli abitanti è un obiettivo che crea soddisfazione e mette in evidenza il carattere individualista dell’autista “disperato”. Quest’ultimo, nell’estasi di aver trovato uno spazio dove infilare la propria vettura, non riflette che la città è uno spazio comune e in quanto tale dovrebbe essere condiviso da tutti i cittadini. Quella che vediamo nelle foto però non è condivisione, suona più come “io ce l’ho fatta”. Una conquista personale che per qualcun altro si traduce in un più che evidente disagio. Forse, alle fine, li abbiamo spesi i fiumi di parole. Forse sarebbero bastate solo le immagini. Ma a volte l’indignazione è tale, e preme a tal punto, che deve essere gridata.
Giusy Gerace
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