Udienza calda, oggi, quella del processo Corsi d’oro, sulla Formazione, svoltasi davanti ai giudici della seconda sezione penale. Numerose le eccezioni sollevate dalla Difesa alle costituzioni di parti civili ( una decina di corsisti). I legali sostengono che non esiste collegamento tra i fatti oggetto di contestazione e il danno lamentato, per il quale è preteso un risarcimento.
Ma l’udienza di questa mattina, la seconda dall’apertura del processo, avvenuta lo scorso 25 aprile, che vede imputati, tra altri, l’onorevole Francantonio Genovese ed il deputato regionale Franco Rinaldi, verrà ricordata per aver sollevato la questione delle riprese televisive e delle fotografie. Pare infatti che ai cameramen e ai fotografi presenti in aula, nonostante l’ok dei Pubblici Ministeri e di molti difensori, sia stato impedito di svolgere l’attività. Da qui la reazione dell’ordine dei Giornalisti. Il presidente, Riccardo Arena, ha inviato la seguente nota:
“L’opposizione di un solo difensore ha impedito oggi ai giornalisti di effettuare le riprese video e fotografiche al processo ‘Corsi d’Oro 2’, che si sta celebrando davanti alla prima sezione del Tribunale di Messina e che ha un notevolissimo impatto sociale, dato che la vicenda, oltre ad avere importantissimi risvolti socioeconomici, vede coinvolti politici di primo piano, di livello regionale e nazionale”. Lo dice il presidente dell’ordine regionale dei Giornalisti Riccardo Arena. ”I pubblici ministeri – aggiunge – non si erano opposti alle richieste di tv, singoli fotografi e testate cartacee e web, così come tutti i legali degli altri imputati, ma è stato determinante l’atteggiamento di un solo avvocato. L’Ordine dei giornalisti di Sicilia, pur nella massima considerazione per il diritto alla difesa, chiede ai giudici di seguire le norme e la giurisprudenza applicate in innumerevoli altri processi, vietando le riprese nei confronti del singolo imputato che non dovesse prestare il consenso, ma assicurando comunque la massima pubblicità alle udienze. Cosa fondamentale per un dibattimento come ‘Corsi d’oro’, che ha svelato come, secondo l’accusa, venivano impiegati fiumi di denaro pubblico, senza che con ciò si portasse avanti il fondamentale meccanismo della formazione professionale, affidata alla Regione Sicilia”.
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