Messina. Oggi, martedì 14 novembre, alle prime luci dell’alba, i carabinieri hanno eseguito, nell’ambito dell’Operazione Zikka, 9 ordinanze cautelari per associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di corse clandestine di cavalli e al maltrattamento di animali.
L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha diretto le indagini. Dei 9 soggetti interessati, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati sopraindicati: 1 è sottoposto a custodia cautelare in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 3 al divieto di dimora nel comune di Messina.
Nello specifico, Stello Margareci, 33 anni, di Messina, è stato ristretto in carcere, mentre sono finiti ai domiciliari i messinesi: Orlando Colicchia, 32 anni; Rosario Lo Re, 42 anni; Gabriele Maimone, 26 anni; e Orazio Panarello, 34 anni. Una sesta persona è ancora ricercata. Infine, destinatari della misura cautelare del divieto di dimora nel territorio del comune di Messina sono: C.A. 36 anni, D.G. 34 anni e G. F. 33 anni, tutti residenti nel capoluogo peloritano.
Il provvedimento restrittivo è nato da una complessa e articolata attività d’indagine, avviata nel dicembre 2014 dal Nucleo Operativo della Compagnia di Messina Sud e dalla Aliquota Carabinieri della locale Sezione di Polizia Giudiziaria. Gli esiti delle indagini hanno permesso di comprovare l’operatività di un gruppo criminale, attivo nella zona Sud della città, che organizzava periodicamente corse clandestine di cavalli e gestiva il lucroso circuito delle scommesse illegali a esse legato.
Il gruppo indagato, con a capo Margareci, aveva come base operativa la cosiddetta “Scuderia Minissaloti”, situata al villaggio U.N.R.R.A..
Margareci, stando a quanto rilevato dalle indagini, svolgeva il ruolo di promotore e organizzatore dell’associazione, presenziando alle gare, coordinando la gestione dei cavalli, pianificando gli allenamenti e impartendo agli altri associati le direttive.
I sodali, invece, ciascuno impiegato in un proprio settore, si occupavano della scelta dei percorsi, provvedevano alla gestione dei cavalli e al loro mantenimento quotidiano. L’organizzazione poteva anche contare sulla collaborazione di un veterinario che si occupava della somministrazione agli animali di sostanze con effetti dopanti, al fine di migliorarne e aumentarne le prestazioni. Alcuni membri del gruppo svolgevano anche il ruolo di fantino durante le competizioni organizzate abusivamente, mentre altri raccoglievano le scommesse e ne incassavano i proventi.
Durante l’inchiesta si è appurato come l’organizzazione promuovesse le proprie attività pubblicando sui più diffusi social network le immagini delle gare, ora acquisite come fonti di prova.
I maltrattamenti sugli animali sono stati tali e si sono spinti tanto oltre da portare, durante una delle competizioni, alla morte di Zikka, il cavallo di punta della scuderia, da cui ha preso il nome l’operazione.
Insieme alle misure cautelari personali, è stata data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo dei locali della scuderia e dei cavalli custoditi al suo interno.
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