Il caso di Alice, morta a 3 mesi. Il Pm vuole archiviare, il Gip:”S’indaghi ancora”

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Il Pm Annalisa Arena aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta , ma il gip Monica Marino dispone invece una perizia collegiale per far luce sulla morte di una bimba, Alice Marchese, avvenuta nell’ottobre 2014 al Policlinico di Messina.

Era marzo 2015 quando i genitori decisero di denunciare i fatti alla magistratura, perchè accertasse eventuali responsabilità mediche. L’inchiesta fu avviata, ma contro ignoti, visto che sul corpicino della piccola non fu effettuata neanche l’autopsia, causa l’opposizione dei genitori.

Ma ricordiamola la storia di Alice.  Alice nasce il 4 luglio 2014 all’Ospedale “Annunziata” di Cosenza, dopo sole 24 settimane di gestazione; pesa 570 grammi. Lì rimane ricoverata, al reparto di Terapia Intensiva sino al 29 luglio. Dopo la nascita, in considerazione della non spontanea chiusura del dotto arterioso e della necessità di intervenire chirurgicamente, ne viene disposto il trasferimento al Policlinico di Messina: al nosocomio cosentino manca il reparto di cardiochirurgia pediatrica.

Il 30 luglio, Alice viene sottoposta ad intervento di legatura del foro di Botallo, eseguito dall’equipe di cardiochirurgia pediatrica di Taormina. L’intervento viene effettuato al reparto di Terapia Intensiva di Messina, “ in maniera del tutto corretta e con ottimi risultati”. Superato il post operatorio, la bambina si riprende perfettamente e supera le successive 48 ore.

Risolta la patologia cardiaca, però, la piccola presenta un addome teso che induce i sanitari a sospettare la sussistenza di “enterocolite necrotizzante” . Anomalia, va precisato, preesistente all’intervento. Alice ci è arrivata da Cosenza con l’addome teso.

Il 2 agosto viene sottoposta ad un intervento di “laparotomia esplorativa”; viene accertato che l’intestino è sano: non c’è la necrosi inizialmente sospettata.

L’intervento , tuttavia, rivela un’istruzione da meconio a livello ileale, risolta con l’asportazione dell’appendice. Eseguito l’intervento la bambina viene suturata ma- sostengono i genitori- senza che le venga praticato alcun drenaggio.

Alice, pur con qualche difficoltà, supera anche il secondo intervento.

Qualche giorno dopo, però, l’addome diventava di nuovo globoso e dalla ferita fuoriesce materiale sieroso. Poi, un neonatologo si accorge che i punti di sutura hanno ceduto e che le anse intestinali fuoriescono dall’addome.

Nuovo intervento per la piccola, “per liberare- si legge nella denuncia – alcune anse da aderenze formatesi dopo il primo intervento.

Alice supera anche questo. IL 18 agosto, nuovo intervento, per eliminare l’addome gonfio le viene praticata un’ileo stomia. Su indicazione del chirurgo- si legge in denuncia- le medicazioni si riducono solo a garze tenute ferme da un pannolino. Il peggio arriva pochi giorni dopo, quando la bimba viene colpita da un’infezione da “staphilococcus epidermidis”. Intanto la stomia peggiora progressivamente, ne escono succhi gastrici, acidi, la pelle di Alice si ustiona e per lei sono atroci sofferenze. A riprova delle sue condizioni, in denuncia furono allegate foto che mostravano evidente l’addome della bambina. Per i genitori, inoltre, i sanitari non provvedettero a pulire e medicare la stomia con la necessaria frequenza.

Si rende necessario un altro intervento. Urgente- dicono i medici, ma l’urgenza- sostengono i familiari- viene differita di 14 giorni. L’8 ottobre Alice viene operata, il 12 entra in coma e muore il 20 ottobre 2014. Dopo 3 mesi di strazianti sofferenze. Un dolore immenso per i genitori, che 4 mesi dopo si rivolsero alla magistratura perchè indagasse sulla morte della loro bambina.

E inchiesta fu ma, come detto, senza autopsia,un iter procedurale che sarebbe stato utile all’accusa per meglio configurare il caso dal punto di vista clinico. L’accusa invece dovette limitarsi a nominare un medico legale che si attenesse al solo esame documentale per redigere la perizia.

Quella perizia, 18 mesi dopo, esclude ‘colpe’, così arriva la richiesta di archiviazione da parte del PM ( il perito non ha riscontrato responsabilità mediche nel decesso della piccola), cui però si oppone la famiglia Marchese, tramite il proprio legale, avvocato Antonio Roberti.

In particolare viene contestato il giudizio espresso dal CT, rilevando, invece, diversi elementi di responsabilità dei sanitari; ed ancora che l’attività di indagine si è esaurita nel solo ascolto dei sanitari che ebbero in cura la bambina, senza avere proceduto all’assunzione di sommarie informazioni con i genitori della vittima, che certamente avrebbero fornito al magistrato un ulteriore strumento di valutazione dei fatti attraverso il necessario contraddittorio, utile all’indagine, alle dichiarzioni rese dai medici.

Nell’opposizione, inoltre, sono stati indicati nominativi di altri testimoni che potranno riferire sulle condizioni della paziente e- si legge sull’atto – “sulla mancata adozione dei necessari accorgimenti igienici da parte del personale infermieristico, sulla mancata adozione dei presidi atti alla prevenzione della contaminazione della paziente, oltre che sulle condizioni igieniche dei reparti in cui la bambina è stata ricoverata”.

Tutte motivazioni che hanno convinto il Gip Monica Marino: ok al supplemento di indagini, disposta perizia collegiale che si avvarrà di un chirurgo neonatologo, un medico legale e un infettivologo.

Patrizia Vita

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