Ieri, nel corso del processo scaturito dall’inchiesta sui bilanci del Comune di Messina ( quelli che vanno dal 2009 al 2011) che vede 34 tra amministratori pubblici, dirigenti comunali e revisori dei conti, accusati di falso, sono stati nominati 5 periti.
Secondo l’accusa, al Comune di Messina sarebbero stati formalizzati bilanci che non avrebbero potuto essere esitati perche’ non vi erano i presupposti. Furono ipotizzati, a vario titolo, i reati di falso ideologico da pubblico ufficiale e abuso d’ufficio: quei bilanci – sostenne l’accusa – erano stati “corretti” contabilmente per scongiurare il dissesto del Comune, ma non solo. Per la Procura, i conti artatamente “sistemati” per non rischiare i rigori della legge sulla stabilità, avrebbero anche evitato possibili decurtazioni agli stipendi di sindaco, assessori ed ai gettoni di presenza dei consiglieri comunali. Il tutto, inoltre, avrebbe determinato l’aumento delle tasse per i cittadini.
Dei due reati a carico degli imputati, in corso di udienza preliminare, rimase solo quello di falso, venne meno l’abuso d’ufficio. Il gup Tiziana Leanza, lo scorso 3 febbraio, dispose il rinvio a giudizio dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, e dei componenti della sua Giunta: Pinella Aliberti, Elvira Amata, Melino Capone, Dario Caroniti, Giuseppe Corvaja, Pippo Isgrò, Salvatore Magazzù,Orazio Miloro, Franco Mondello,Giorgio Muscolino,Giuseppe Rao, Carmelo Santalco,Gianfranco Scoglio, Roberto Sparso, il segretario comunale del tempo, Santi Alligo, e i dirigenti comunali Francesco Aiello, Antonio Amato, Roberto Aricò, Attilio Camaioni, Ferdinando Coglitore,Giovanni Di Leo, Domenico Donato, Carmelo Famà,Carmelo Giardina, Diane Litrico, Domenico Manna, Giuseppe Mauro,Giuseppe Puglisi,Vincenzo Schiera, Dario Zaccone, Domenico Maesano, Giancarlo Panzera e Filippo Ribaudo.
34 persone cui, ad avvio inchiesta, una perizia del consulente nominato dall’accusa, Vito Tatò, attribuisce la falsità in 3 anni di bilanci comunali.
Una perizia che, per quanto Tatò nel frattempo sia deceduto, è stata acquisita come documento dal Tribunale.
Ma questo non sta bene alla difesa , che ieri ha contestato il dato incontrovertibile che in assenza del contraddittorio con Tatò la consulenza deve essere invalidata e dunque non acquisita come documento.
Sempre ieri, il Pm ha voluto sentire un proprio teste,l’avvocato Giuseppe Melazzo, al tempo presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Zanca. Un ruolo che, a detta del teste, gli consentì di accertare artifizi contabili che venivano attuati nei bilanci consuntivi e previsionali, in particolare- ha dichiarato Melazzo – nella gestione delle partecipate e nel piano di dismissione immobiliare. A parere dell’ex presidente di Commissione bilancio, il dissesto andava dichiarato. Da qui vari suoi esposti alla Corte dei Conti, a suo dire osteggiati da alcuni consiglieri.
Sul banco del testimoni, anche il comandante della Polizia Municipale, Calogero Ferlisi; Giovanni Bruno, dirigente al Patrimonio e vice-segretario di Palazzo Zanca, e l’ex consigliere comunale Ivano Cantello.
A chiusura d’udienza il collegio dei giudici ha nominato cinque periti perche redigano una nuova consulenza sull’operato di palazzo Zanca nel triennio sotto accusa. Si tratta di Paolo Lupi, commercialista e revisore contabile di Roma; Raffaella Carbone, commercialista e revisore contabile di Torino; Renato Remmett, commercialista e revisore contabile di Torino; Lionello Savasta Fiore, commercialista e revisore contabile di Torino; e Antonella Mamberti, commercialista e revisore contabile di Torino.
Patrizia Vita
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