Il processo per bancarotta fraudolenta, che ha al centro un’inchiesta delle Fiamme Gialle datata fine 2010, ha registrato ieri la tappa delle richieste di condanna per 6 imputati, tra questi l’imprenditore messinese Sandro Pesce. L’inchiesta era scaturita dal fallimento della ‘Margan srl’, società attiva nel settore abbigliamento, cui faceva capo lo stesso Pesce, che secondo l’accusa avrebbe distratto beni della Margan Srl, dichiarata fallita dal Tribunale di Messina nel gennaio 2008.
Le indagini della Guardia di Finanza, al tempo stabilirono che, dal 2008 al 2011, tutte le società riconducibili a Sandro Pesce avrebbero attuato – citava l’ordinanza – “una sistematica evasione, attuata attraverso la fittizia sopravvalutazione delle rimanenze di fine anno, volta a consentire l’occultamento delle vendite effettuate. Grazie a tale condotta fraudolenta, le società hanno nascosto all’erario ricavi per oltre 13 milioni di euro e evitato di versare l’I.V.A per oltre 3,5 milioni di euro. Inizialmente Furono indagate sette persone, a vario titolo per i reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. L’imprenditore fu arrestato nel luglio 2011. Nel 2013 scattò anche il sequestro dei suoi beni per oltre 1 milione e 200mila euro.
Quasi sette anni dopo l’inchiesta, ai giudici della prima sezione del Tribunale di Messina arrivano le seguenti richieste di condanna:
10 anni per Sandro Pesce
6 anni e 6 mesi per Vittorio Quagliata
5 anni per Gaetana Inferrera
5 anni per Margherita Bagnoli
2 anni per Luigi Giannetto
1 anno per Giancarlo Restuccia
Chiesta l’assoluzione per David Remedios, Rosa Zocca e Maria Ferrara.
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