“Patti & Affari”. Così la Polizia ha chiamato l’operazione scattata all’alba di stamani con 7 misure cautelari, 39 avvisi di garanzia. Misure e avvisi hanno raggiunto imprenditori e funzionari comunali dell’area pattese, a vario titolo accusati di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione , turbata libertà degli incanti, frode in pubblici servizi, abuso induttivo, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Atraverso indagini avviate nel 2012, il personale del Commissariato di Patti e la Squadra Mobile di Messina, hanno scavato nella documentazione relativa alla aggiudicazione di appalti pubblici, nel settore servizi sociali, degli ultimi 5 anni.
2008/2013, questo il periodo al vaglio degli investigatori, che tramite intercettazioni ambientali e telefoniche hanno stabilito l’esistenza di un cartello affaristico tra imprenditori e funzionari comunali. Su una corposa informativa giunta sulla scrivania del sostituto procuratore di Patti, Rossana Casabona, la polizia ha ricostruito i giochi di potere che ruotavano attorno al delicato mondo dei servizi sociali. Da qui l’emissione di 7 misure cautelari, ma nel totale sono 46 gli indagati.
Agli arresti domiciliari sono stati sottoposti i presidenti di tre cooperative: Giuseppe Busacca, 58 anni, Michele Cappadona, 59 anni, e Giuseppe Pizzo, 61 anni, oltre al funzionario del Comune di Patti Salvatore Colonna, 61 anni. Altri due impiegati comunali, Carmelo Zeus, 62 anni, del Comune di Piraino, e Luciana Panissidi, 61 anni, del Comune di Patti, sono stati sospesi dal servizio per 8 mesi, mentre all’imprenditore Tindaro Giuttari, 57 anni, e’ stato imposto il divieto di dimora a Patti. Altre 39 persone sono indagate e hanno ricevuto avvisi di garanzia per associazione a delinquere, abuso d’ufficio, corruzione, turbativa d’asta e altri reati. Tra loro, Giuseppe Mauro Aquino, sindaco di Patti, il suo assessore Nicola Molica, il sindaco di Librizzi, Renato Cilona, il presidente del consiglio comunale di Patti, Giorgio Cangemi e il suo vice Alessio Papa, i consiglieri comunali Domenico Pontillo e Nicola Giuttari, l’ex sindaco Giuseppe Venuto, l’ex vice sindaco Francesco Gullo.
Secondo l’accusa, i sodali avevano creato un sistema per garantire a un ristretto gruppo di imprenditori collusi, capeggiato da Pizzo e Cappadona, il sostanziale monopolio dei servizi sociali.
Il metodo, che gli indagati definiscono “giochetto” nelle intercettazioni, era quello di invitare alle gare le sole ditte con sede nel distretto socio-sanitario 30, di cui Patti e’ il Comune capofila, e appartenenti al gruppo di controllo di Pizzo e Cappadona. Se ne presentava poi solo una, quella che, secondo gli accordi, doveva vincere. In caso di presentazione delle altre invitate, queste facevano in modo di presentare condizioni meno vantaggiose per l’amministrazione, o commettevano una irregolarità formale che ne comportava l’esclusione.
Il “sistema”- secondo l’accusa – era iniziato con la giunta Venuto, e dopo il passaggio alla nuova giunta Aquino, nel giugno 2011, c’era stato un cambiamento di strategia con la presenza di nuovi soggetti, Giuttari e Busacca, che riuscirono a inserirsi nelle assegnazioni e a rompere il predominio di Pizzo e Cappadona.
Nessuna mazzetta per i funzionari comunali compiacenti- secondo quanto stabilito dalle indagini – a compenso delle agevolazioni per le ditte “selezionate”, solo come “cavallo di ritorno” l’assunzione di questo o quel parente, amico, segnalato, nelle cooperative sociali. Gli investigatori hanno accertato che in alcuni casi il personale assunto non aveva i requisiti adatti allo svolgimento del lavoro.
Inserendo i lavoratori segnalati, anche se, a volte, privi dei titoli necessari, incompetenti o, comunque, non preparati come altri assunti in precedenza dalle cooperative, la conseguenza era il necessario licenziamento di quelli competenti, a causa delle imposizioni politiche.
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