Ulteriori beni, per un valore stimato di 600 mila euro, si aggiungono ai 30 milioni di euro già sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Messina a carico degli imprenditori Antonino e Tindaro Lamonica di Caronia, sospettati di essere collegati ai gruppi mafiosi attivi nella fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina.
Il Decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione –su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, a seguito di indagini della D.I.A. di Messina, fa seguito ad analogo provvedimento emesso nel marzo 2012 dallo stesso Tribunale peloritano a carico dei fratelli Lamonica, per un valore di mercato orientativamente stimato in 30 milioni di euro.
La misura di prevenzione patrimoniale era scaturita da una complessa indagine della D.I.A. che, valorizzando, tra l’altro, i procedimenti penali per associazione mafiosa in cui erano stati coinvolti i due Lamonica, le recenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia e le risultanze degli accertamenti finanziari, aveva consentito di mettere in luce la loro anomala ascesa imprenditoriale. Per gli investigatori i due imprenditori erano da tempo a capo di un consolidato gruppo con interessi anche extra-regionali.
Ulteriori indagini, condotte dagli investigatori della D.I.A. di Messina successivamente al primo sequestro, hanno consentito di individuare l’esistenza di altri beni immobili, intestati alla madre dei due, ma in realtà nella loro effettiva disponibilità, ed in particolare 2 ville di pregio, la prima di 210 mq e la seconda di 215 mq, ubicate a Caronia, utilizzate per le esigenze dei rispettivi nuclei familiari. Sono state sequestrate. Rilevata anche l’esistenza di altri fabbricati nella disponibilità dei fratelli Lamonica costruiti abusivamente e costituiti da un vasta area immobiliare destinata ad uffici, deposito, officina – non catastati e ricadenti quasi interamente all’interno dell’alveo del torrente Caronia. Questi ultimi beni immobili saranno oggetto di separati provvedimenti da parte delle forze di polizia operanti sul territorio in materia di illeciti ambientali.
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