Non ha dubbi Vittorio Sgarbi: «Senza Messina il film su Caravaggio è un fallimento».
L’Assessore Regionale ai Beni Culturali in Sicilia interviene sul docufilm “Caravaggio – L’anima e il sangue” che, nel raccontare la vita e le opere di Michelangelo Merisi, non fa alcun riferimento al soggiorno dell’artista a Messina.
Il docufilm, proiettato nelle sale italiane dal 19 al 21 febbraio, è stato visto da oltre 130mila italiani. Chi conosce la biografia di Caravaggio si è però chiesto: che fine ha fatto il soggiorno messinese? Per quale motivo non si parla dei sei mesi – ed oltre – trascorsi dall’artista a Messina?
Sulla questione si è subito pronunciato il sindaco di Messina, Renato Accorinti, che, con una durissima nota, ha chiesto ai produttori del docufilm di ritirare la distribuzione e revisionare la pellicola «al fine di darne completezza e veridicità storica».
Sulla vicenda si è espresso anche Vittorio Sgarbi, pienamente d’accordo con il primo cittadino: «Ha ragione, una ragione assoluta, il sindaco di Messina, Renato Accorinti. Non si può immaginare un film su Caravaggio senza un’attenzione particolarissima all’epilogo della sua vita e della sua opera, che si compie, appunto, a Messina, tra plauso e disperazione tra affermazione e persecuzione. Il momento messinese di Caravaggio è cruciale».
Il noto critico d’arte non si limita a supportare la richiesta di Accorinti ma, con dovizia di particolari, spiega perché il soggiorno di Michelangelo Merisi in riva allo Stretto sia così importante nella vita dell’artista: «Messina era, all’epoca, una città di centomila abitanti, grande quanto Roma, e Caravaggio vi trova successo e onore, e vi lascia, oltre alla drammatica e teatrale “Resurrezione di Lazzaro”, il suo quadro più importante, sintesi di valori umani e religiosi: la “Natività” per la chiesa dei Cappuccini. Una Natività povera, nella più alta interpretazione evangelica e, singolarmente, pagata dal Senato di Messina mille scudi, tra i compensi più alti di Caravaggio. Una delle tante contraddizioni di una vita tormentata e disperata. Francesco Susinno, autore de “Le vite de’ pittori messinesi“, lo definisce “uomo di cervello inquietissimo, contenzioso e torbido”, e che temeva di essere tradito e consegnato alla giustizia. Tanto che “molte volte andava a letto vestito e col pugnale al fianco che mai lasciava; per l‘inquietudine dell‘animo suo più agitato che non è il mare di Messina”. E ancora: “Vestiva mediocremente, armato sempre, che piuttosto sembrava uno sgherro che un pittore. Soleva mangiar su un cartone per tovaglia, e per lo più sopra una vecchia tela di ritratto”».
Un periodo di successi ma anche di grande tormento per Caravaggio che, nel 1608, era appena fuggito dall’isola di Malta: «Una scelta rischiosa quella di andare a Messina – spiega Sgarbi – dal momento che la città era sede della rappresentanza più importante in Sicilia dei Cavalieri gerosolimitani e dove quindi poteva essere facilmente individuato, arrestato e rispedito a Malta, da dove era fuggito evadendo spericolatamente dal Forte Sant’Angelo. E già era stato espulso dall’Ordine dei Cavalieri di Malta giudicato “membrum putridum et foetidum”».
Conclude senza mezzi termini Vittorio Sgarbi: «Se in un film sulla vita drammatica di Caravaggio non entra un periodo come quello di Messina, il film è certamente un fallimento».
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