Riqualificare le aree degradate, migliorare la qualità della vita e rendere Messina un po’ più verde: è questo l’obiettivo del Regolamento per l’istituzione degli orti urbani in città, proposto dai gruppi consiliari del Movimento 5 Stelle (M5S) e del Partito Democratico (PD) e approvato dall’VIII Commissione consiliare nel pomeriggio di ieri, giovedì 10 giugno. La palla, adesso, passa al Consiglio Comunale.
L’idea non è nuova, se ne era già parlato nel 2019 – e poi ancora a dicembre 2020 –, ma adesso c’è un progetto approvato in Commissione e studiato a “quattro mani” dal M5S e dal PD. Il regolamento prevede la creazione e l’assegnazione di aree coltivabili in città – appunto, orti urbani –, tramite bando, a singoli cittadini, associazioni, nuclei familiari, comitati, scuole, rifugiati e richiedenti asilo. Si tratta di un’iniziativa di partecipazione attiva dei cittadini, finalizzata anche a favorire l’inclusione sociale e il senso di comunità, e già avviata in diverse città d’Italia.
«Il documento – spiega Giuseppe Fusco – è la sintesi di due singole proposte presentate da me e dal collega Alessandro Russo (PD, ndr), poi confluite in un unico atto sottoscritto dai due gruppi. Gli orti urbani sono degli spazi destinati alla coltivazione, e possono essere realizzati in aree libere da costruzioni, nelle periferie, sui tetti e sulle terrazze, nonché in spazi ed edifici abbandonati, consentendo di fatto ai cittadini di riappropriarsi di pezzi di città negati, considerando le tante aree di proprietà del demanio comunale non utilizzate o in condizioni di degrado. Si tratta di una pratica già in voga nell’Ottocento, poi tornata in auge nel secondo dopoguerra e ancor di più negli ultimi anni, come dimostrano i tanti esempi virtuosi presenti in numerosi comuni italiani, fra cui Roma, Torino, Napoli, Bologna, Firenze e Rovereto».
«I vantaggi sono molteplici – conclude il consigliere pentastellato –, dal punto di vista ambientale, sociale e urbano, con la possibilità di tutelare la biodiversità agricola, favorire la filiera agroalimentare corta e incentivare la socialità e l’inclusione, con il coinvolgimento attivo degli anziani, delle persone a rischio emarginazione sociale o dei migranti inseriti nel circuito di accoglienza Sprar. Inoltre, la realizzazione di orti urbani, che non comporta alcun impegno di spesa per l’Amministrazione, permetterebbe di contrastare il dissesto idrogeologico e di coinvolgere i più giovani e le scuole».
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