Le Isole Eolie sono l’habitat ideale per la caretta caretta, la tartaruga marina comune. Per questo motivo, proprio l’arcipelago siciliano è sede dell’associazione Filicudi Wildlife Conservation e del suo “Pronto soccorso per tartarughe marine”.
Attiva dal 2005, la Filicudi Wildlife Conservation è un’associazione no-profit, un centro di biologia marina, che ha la sua base logistica nell’isola di Filicudi e si occupa di ricerca, turismo sostenibile, formazione e tutela ambientale su tutto il territorio eoliano. Le attività di ricerca e monitoraggio del centro si concentrano principalmente su cetacei e tartarughe marine. In particolare, sono soggetti di studio: il capodoglio, due specie di delfini stanziali nel mare delle Eolie, vale a dire il tursiope e la stenella striata, e, chiaramente, la caretta caretta.
Il centro è gestito da un team di ricercatori, prevalentemente specializzati nel campo della biologia marina, guidato dalla presidente Monica Blasi, Phd in Biofisica. «Il centro – spiega la dottoressa – nonostante sia piccolo, è multifunzionale. Al di là del “Pronto soccorso tartarughe marine”, nato nel 2009, del monitoraggio e della ricerca scientifica, nel periodo compreso tra aprile e settembre, organizziamo escursioni, attività naturalistiche e di educazione ambientale».
Il Pronto soccorso tartarughe marine
Nelle Eolie per la caretta caretta non ci sono aree di nidificazione, ma solo di alimentazione. Di conseguenza, ha spiegato Monica Blasi, i principali pericoli si trovano in mare aperto dove spendono buona parte della propria vita. Molti di questi pericoli derivano dall’azione dell’uomo: l’intrappolamento nelle reti da pesca, l’ingestione di plastica, gli scontri con le imbarcazioni, l’avvelenamento causato dagli inquinanti che le porta a sviluppare diverse patologie.
«Uno dei problemi maggiori è l’ingestione dei palangari, attrezzi che si usano per la pesca del tonno e del pesce spada, costituiti da una lenza e ami molto grossi a cui si attacca l’esca – spiega la dottoressa Blasi. Le tartarughe mangiano l’esca e rimangono attaccate all’amo. Quando poi i pescatori le trovano, tagliano la lenza e le ributtano in mare, ma a quel punto l’amo è già stato ingerito o rimane attaccato alla bocca dell’animale». A quel punto possono subentrare infezioni, e solitamente è necessario operare.
Un secondo pericolo è costituito dalla plastica: «Le tartarughe sono ghiotte di organismi planctonici, come le meduse – chiarisce Monica Blasi. Spesso capita che scambino buste o oggetti di plastica per meduse e che li mangino. A quel punto, con l’intestino pieno di plastica, non riescono più a immergersi».
Qui interviene il “Pronto soccorso tartarughe marine” che le recupera, le cura e, una volta guarite, le libera in mare aperto. L’associazione solitamente ospita non più di tre tartarughe per volte ed effettua un’attività di monitoraggio tra le isole Eolie che, tra le altre cose, le permette di individuare e recuperare gli animali feriti. Dispone, inoltre, di un numero e di un indirizzo e-mail a cui è possibile rivolgersi per segnalare la presenza di tartarughe marine in difficoltà.
Le attività di ricerca si svolgono tutto l’anno, mentre il monitoraggio è attivo solo da aprile a maggio, a causa delle avverse condizioni ambientali: «Non disponendo di un molo – ha spiegato Monica Blasi – con le mareggiate dei mesi invernali, non è possibile tenere la barca in acqua. Per quei periodi c’è comunque un’area attrezzata appositamente per accogliere le tartarughe che ci vengono portate».
Il Pronto soccorso, occasionalmente, si occupa anche di uccelli migratori feriti ma solo per una prima assistenza. Successivamente provvede a contattare le associazioni specializzate e a smistarli in base alle necessità.
Al momento, il centro è in fase di ristrutturazione, sono state acquistate nuove attrezzature e si ha in programma di aumentare il numero di vasche disponibili. Il pronto soccorso delle tartarughe marine riaprirà ad aprile, mentre l’attività di ricerca, i corsi e le escursioni riprenderanno a partire da maggio.
(Le foto provengono dalla pagina Facebook della Filicudi Wildlife Conservation)
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