MessinAccomuna accusa il sindaco di Messina, Cateno De Luca, di voler «sopprimere gli istituti di partecipazione» previsti nello Statuto del Comune e chiede l’intervento del Consiglio Comunale. «Con la scusa di un frettoloso e molto impreciso “adeguamento a norma” – scrive il Laboratorio di partecipazione civica – il Sindaco vuole buttare a mare gli istituti di partecipazione e garanzia per i cittadini».
Dalla figura del “difensore civico”, al “comitato dei garanti”, alle “consultazioni popolari”: sono queste alcune delle forme di partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa che, secondo quanto riportato da MessinAccomuna, la Giunta De Luca avrebbe «cassato» con una delibera di Giunta di novembre 2020. Il Laboratorio di partecipazione civica ha esposto la questione giovedì 14 ottobre nel corso di una Seduta della VII Commissione Consiliare: «Il Consiglio respinga, e i cittadini e le associazioni facciano sentire forte e chiara la loro voce».
Pubblichiamo, di seguito, la nota di MessinAccomuna, contenente l’elenco degli strumenti di partecipazione civica che sarebbero venuti meno a causa dell’atto della Giunta:
- «il “Comitato dei garanti” per l’ammissibilità dei referendum (art. 32);
- le “Consultazioni popolari” (possibilità di convocare o richiedere “pubbliche assemblee [alla presenza del Sindaco o di un suo delegato] per dibattere problemi di particolare rilievo per la comunità o per determinate fasce di cittadini … [dei cui] documenti o risultati deve essere data lettura al consiglio comunale” – art. 33);
- è cancellato l’intero Capo per la “Partecipazione al procedimento” (artt. 38-41), che include: “Avviso di inizio del procedimento”, secondo cui “il responsabile del procedimento ha l’obbligo di informare gli interessati [tra cui] le associazioni titolari di interessi collettivi concernenti il procedimento”; “Intervento nel procedimento”, (diritto di “singoli e formazioni sociali titolari di interessi coinvolti nel procedimento di intervenire [con] istanze, memorie, proposte e documenti”); “Istruttoria pubblica” (possibilità di convocare o richiedere “un pubblico contraddittorio cui possono partecipare oltre alla giunta i gruppi di cittadini portatori di un interesse a carattere non individuale”, con obbligo di riferimento alle risultanze istruttorie nella motivazione del provvedimento finale); “Ufficio dei diritti dei cittadini e delle associazioni”, che deve “garantire la piena attuazione dei diritti di partecipazione spettanti ai cittadini”.
- è anche soppressa la previsione della “Conferenza annuale per la formazione del bilancio” (art. 18), mentre l’art. 16 sul “Volontariato” trasferisce impropriamente dal Consiglio alla Giunta il compito di approvare “un rapporto organico semestrale sull’apporto del volontariato allo svolgimento dell’attività dell’ente, con indicazione di convenzioni, collaborazioni, indirizzi programmatici, dati quantitativi sul coinvolgimento dei volontari e dell’utenza”. Questo rapporto è evidentemente un atto di indirizzo e controllo, e l’organo cui spettano queste funzioni per norma e statuto non è l’amministrazione, ma il Consiglio».
Prima ancora, aggiunge MessinAccomuna, «veniva mortificato il diritto alla “Informazione” (art. 21 vigente). La nuova versione – sottolinea il Laboratorio – si limita a riconoscere “il diritto di essere informati sullo stato degli atti e delle procedure e di accedere alle informazioni di cui è in possesso l’amministrazione”, ma sopprime “l’Ufficio dei diritti dei cittadini e delle associazioni”, la previsione del “Bollettino ufficiale del Comune” (pubblicazione mensile che renda facilmente reperibili “le deliberazioni e gli atti di Giunta, Consiglio, Partecipate, contributi, incarichi professionali, licenze, concessioni, atti deliberativi e provvedimenti di maggiore rilievo dei consigli circoscrizionali”, il “Numero annuale riassuntivo” dei bollettini, con: “pianta organica, posti vacanti, organizzazione degli uffici e servizi, inventario [e destinazione d’uso] dei beni immobili, contenuti fondamentali del bilancio, stato patrimoniale dei consiglieri”».
«Infine – precisa MessinAccomuna –, la legge che cassava il “Difensore civico” prevedeva che le sue funzioni fossero trasferite al “Difensore civico provinciale” (che doveva divenire “territoriale”), mentre De Luca sopprime l’istituto senza rinviarlo ad altra sede. La soppressione del Difensore civico, poi, era motivata da ragioni di contenimento della spesa. È sufficiente prevedere che la funzione venga svolta senza oneri a carico del bilancio per rispettare lo spirito nella norma senza cancellare un ruolo importante di controllo e tutela dei cittadini».
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