“Unire professionisti e allievi, giovani e meno giovani”. E’ questa l’idea che ha ispirato la fondazione della “Scuola sociale di teatro” dell’attore e regista messinese, Daniele Gonciaruk.
La Scuola sociale di teatro è il risultato di due anni di laboratori, svolti da studenti che, entusiasmati dall’attività, terminato questo periodo, hanno voluto proseguire in questo cammino.
La compagnia è composta da 48 attori, di età compresa tra i 15 e i 75 anni, e si divide, a sua volta, in due componenti: la prima denominata “Compagnia dei giovani”, la seconda la “Compagnia del giardino” degli over 50.
La scuola di Gonciaruk porterà in scena 4 spettacoli, ognuno dei quali definito con un aggettivo dallo stesso attore, stamani, in conferenza stampa. «Il primo “I Masnadieri”, di Schiller – ha affermato il regista Gonciaruk −, opera mai rappresentata a Messina e in scena al Teatro Annibale il 30 e 31 maggio; attiene alla “Vendetta”, il secondo, “L’amore ai tempi di Shakespeare”, di Shakespeare, in scena 6 e 7 giugno al Teatro Annibale; dal termine “Riscatto”; il terzo spettacolo: “Verso il giardino dei ciliegi”, di Cechov, rappresentato il 13 e 14 giugno al Teatro Savio, con “Amore”; e “La città dei pazzi”, il 20 e 21 giugno al Teatro Savio, da “Follia”».
«I primi tre spettacoli – ha spiegato Gonciaruk − saranno interpretati dalla compagnia dei giovani, mentre l’ultimo, “La città dei pazzi”, riscritto in alcune parti dagli stelli allievi, sarà inscenato dagli over 50».
La scuola sociale di teatro ha creato un gemellaggio con la città di Palmi, oggi, rappresentata dal suo assessore alla Cultura, Lilla Di Pino. «La decisione di portare il teatro a Palmi – ha spiegato Di Pino − è nata dalla volontà di unire il Meridione da ciò che più ci rappresenta: il Teatro».
«Il Meridione non deve essere soltanto un pozzo di voti – ha concluso −; non siamo il Meridione d’Europa. Il teatro è un mezzo per crescere e per esaltare la nostra identità, proprio per questo ho scelto un maestro messinese per gli studenti calabresi: per unirci e fare la differenza».
Laura Costa
(579)