La Commissione Parlamentare Antimafia a Messina e Catania per una tre giorni di incontri con i Prefetti, i Questori e i comandanti delle forze dell’ordine locali per discutere delle principali problematiche e soluzioni riguardanti la presenza della mafia in Sicilia. A commentare i lavori, il presidente della Commissione, il Senatore Nicola Morra: «Messina – ha affermato – viene considerata “provincia Babba”, in verità sappiamo tutti che questa è una realtà complessa che sconta una sottovalutazione di alcune fenomenologie criminal-mafiose».
Prima tappa messinese alla Prefettura di Messina, per un incontro con il Prefetto Cosima Di Stani, seconda al Tribunale per l’audizione del Procuratore della Repubblica Maurizio De Luca. Nel corso della prima audizione si è discusso di mafia dei pascoli, PNRR, mafia dei colletti bianchi, spaccio di sostanza stupefacenti tra Messina e la Calabria, repressione e soprattutto prevenzione. Tra le azioni più importanti, ha ricordato il presidente della Commissione, il Senatore Nicola Morra, c’è quella di contrastare l’esclusione sociale, fonte di insoddisfazione per i cittadini, facile porta d’accesso verso la criminalità.
Sui rapporti con le altre mafie della zona, il Senatore Morra ha specificato: «La Provincia messinese è in qualche modo “costretta” dai giganti palermitani e catanesi; ma è anche vero che, soprattutto sul versante tirrenico, è rivolta verso la Calabria. Di conseguenza, si è ragionato anche, per esempio relativamente al traffico di sostanze stupefacenti, di rapporti tra realtà calabresi e messinesi».
«Molto spesso – ha poi precisato – le mafie si trasformano in network aziendal-produttivi, come ha mostrato la vicenda della mafia dei Nebrodi, per cui si ottenevano non attraverso l’estorsione, ma attraverso la truffa, importanti finanziamenti di origine europea. Qui c’è da ragionare tanto su un contesto di colletti bianchi vicini anche a logge massoniche, per cui la città di Messina ha una tradizione importante, che arrivano anche a salotti buoni, infiltrando pubbliche amministrazioni, anche attraverso reati che sembrano distanti dalla criminalità mafiosa e hanno investito nel tempo luoghi come le università, il Consorzio delle Autostrade Siciliane. L’Ateneo di Messina ha avuto a suo tempo rettori, provenienti da altre regioni, finiti in operazioni importanti».
Per quel che riguarda le risorse del PNRR e la preoccupazione di possibili tentativi da parte mafia: «Il punto è che questa è una realtà in cui l’economia dei servizi, l’economia turistica, ma anche quella del settore del ciclo dei rifiuti, può produrre interesse da parte delle associazioni criminali. Visto che reprimere va benissimo, ma è meglio prevenire, abbiamo provato a ragionare a 360 gradi al fine di impedire l’insorgenza di determinati meccanismi».
Presenti all’audizione del Prefetto di Messina, Dott.ssa Cosima Di Stani, unitamente al Questore di Messina, Dott.ssa Gabriella Ioppolo, al Comandante provinciale dei Carabinieri, Col. Marco Carletti, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Col. Gerardo Mastrodomenico e al Capo Sezione DIA di Messina, Dott.ssa Giuseppina Interdonato. All’audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina, Dott. Maurizio De Lucia, sono stati presenti, invece, il Procuratore Aggiunto, Dott.ssa Rosa Raffa, il Procuratore Aggiunto, Dott. Vito di Giorgio, il Sostituto Procuratore, Dott.ssa Liliana Todaro e il Sostituto Procuratore, Dott. Fabrizio Monaco.
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