C’è un’opera d’arte che Messina ignora. Si chiama Galleria Vittorio Emanuele. Sporca, buia, imbrattata, trascurata, offesa. Soprattutto offesa.
Offesa nel suo valore artistico, ignorato da un’amministrazione comunale che dovrebbe garantirne decoro, manutenzione, sicurezza e vivibilità.
Ci sono messinesi e turisti che ne vorrebbero usufruire. I turisti, che non sanno cosa si perdono, perché ad un primo sguardo si allontanano perché quel che vedono non merita attenzione; i messinesi che, oltre che viverla decentemente, vorrebbero, magari, anche lavorarci, fare impresa.
E, questi ultimi, oltre ad avere a che fare con l’evidente inciviltà di parecchi concittadini, con l’incuria dell’amministrazione comunale, devono avere a che fare anche con una burocrazia sorda alle richieste di gente che in quella parte dell’isolato 323 di corso Cavour, vorrebbe fare una copia, magari meno ambiziosa, di altre gallerie che abbelliscono ed arricchiscono città del calibro di Milano e Napoli.
Ci sono dei locali, in Galleria, che avrebbero, il desiderio, la voglia, o forse la pretesa, di fare business, di fare un salotto, in quella che senza ombra di dubbio, è una delle zone più belle e “storiche” di Messina. Vorrebbero i tavoli in Galleria i commercianti, vorrebbero che chiunque, messinese o turista, si potesse sedere, ammirare le finiture di un edificio che risale agli anni ’20 e sorseggiare un caffè, mangiare una granita o un cannolo. Niente di strano, ma a Messina non è facile come sembra.
La rabbia di alcuni gestori, in tutto 4 esercizi commerciali dediti alla ristorazione insistono all’interno della galleria, è culminata, pochi giorni fa, in una “irruzione” in una riunione al Comune, cui prendevano parte assessori e consiglieri.
La rabbia di chi cerca la concessione per l’occupazione di suolo pubblico, di chi “chiede”di pagare la tassa di pertinenza comunale, ha trovato un canale scomposto per manifestarsi, segno, dicono gli stessi commercianti, di una «esasperazione che toglie la voglia di fare».
La storia è complessa nella sua semplicità: c’è un regolamento, Cosap, che disciplina l’occupazione del suolo pubblico; c’è una richiesta da fare che include, tra l’altro, l’approvazione del “condominio”, ma il condominio in Galleria, non c’è. Ci sono dei proprietari, tra cui lo stesso Comune, che dovrebbero dare l’autorizzazione. Il tutto è fermo, come raccontano due dei ristoratori interessati.
Mimmo Cecere, che a Messina, e nel Messina, giocava a calcio e che ha deciso di fermarsi a fare impresa, denuncia una situazione insostenibile: «La Galleria è sotto la tutela del Comune – dichiara -, che dovrebbe mantenerla in una situazione di decoro architettonico e di pulizia, ma così non è. Noi paghiamo le tasse – continua – tutte quelle previste, ma non possiamo pensare di curare noi stessi la pulizia e la guardianìa, a nostre spese, se non ci è concesso, pagando l’occupazione del suolo pubblico ovviamente, di mettere nemmeno un tavolino in galleria».
«E’ sporca, senza controlli, e lavorarci non è semplice – gli fa eco Francesco Castellano, altro ristoratore della Galleria -, abbiamo chiesto interventi anche per alcuini barboni che stazionavano con i cani, sporcando di continuo, per giorni. I controlli che arrivano sono solo per i tavolini messi senza permesso. Io ho chiesto il permesso, ma non mi è stato né concesso, né mi è stata data una motivazione netta per il rigetto della richiesta». Il commerciante dice anche di essersi rivolto direttamente al dipartimento Patrimonio, ma che gli è stato risposto: « Il regolamento va interpretato, non è chiaro».
Se è vero quanto detto dal commerciante, il Comune non capisce, i commercianti non capiscono, la città non capisce. Insieme capiamo soltanto che a Messina c’è un’opera d’arte che si chiama Galleria Vittorio Emanuele: sporca, buia, imbrattata, trascurata, offesa. Soprattutto offesa. Un grande spreco.
Mimma Aliberti
La Galleria Vittorio Emanuele, progettata da Camillo Puglisi Allegra, fu costruita tra il 1924 e il 1929.
Esempio di quello stile liberty considerato eclettico, tipico nella città ricostruita dopo il terremoto del 1908, la Galleria, intitolata a Vittorio Emanuele III, ha sede sulla via Cavour ed è delimitata da grandi edifici pubblici che si affacciano sulla circolare Piazza Antonello (su questa piazza è collocato l’arco d’accesso alla Galleria): il palazzo delle Poste e Telegrafi, opera di Vittorio Mariani, il palazzo della Provincia di Alessandro Giunta, e il palazzo del Municipio, opera dell’architetto Antonio Zanca.
Al suo interno sono siti numerosi locali molto in voga tra i giovani e frequentati soprattutto la sera e nel fine settimana.
Nel 2000 è stata dichiarata bene d’interesse storico-artistico ai sensi della legge 1089/39. (da Wikipedia)
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