accorinti e santisi su questione migranti

Elezioni Messina. Dura replica di Accorinti e Santisi a Bramanti: «Campagna elettorale su “paura dell’uomo nero”»

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“Fallimentare”, così il candidato sindaco Dino Bramanti ha definito il sistema di accoglienza dei migranti a Messina. Arriva oggi la risposta del sindaco Renato Accorinti e dell’assessore alle Politiche Sociali, Nina Santisi.

La risposta di Renato Accorinti e Nina Santisi

L’invettiva di Bramanti di qualche giorno fa, incentrata principalmente sull’hot spot di Bisconte, ha evidentemente colpito i due amministratori che ribattono così.

«Cercheremo di scorgere qualche argomento, non necessariamente valido, in mezzo alla “fuffa” con la quale il candidato a sindaco prof. Bramanti, o meglio chi gli scrive i comunicati visto che cita ad esempio un confronto con le associazioni, svoltosi il 31 maggio nella sala Fasola, alla quale lui non ha partecipato delegando l’assessore designato alla legalità e alla sicurezza e dimostrando quindi quale sia la sua visione, ha commentato la replica alle sue accuse che tradiscono una scarsa conoscenza della tematica. Al di là del becero compiacimento nel
citare il caso di un singolo minore che, evidentemente emozionato, non sarà riuscito ad esprimersi correttamente in italiano, facciamo notare al prof. Bramanti, o meglio a chi gli scrive i comunicati, che ci sono decine di esempi di migranti minori così ben integrati da avere voti scolastici più alti di alcuni compagni di classe messinesi. Sì, perché a Messina grazie al sistema SPRAR, che è preso a modello anche in altre realtà italiane ed europee (basterebbe studiare il progetto “Arrival Cities”), vengono effettuati percorsi di autonomia anche quando il periodo di prima accoglienza supera i trenta giorni, e questo accade perché non ci sono posti in seconda accoglienza. Una questione nazionale come quella relativa al numero degli sbarchi, a fronte del quale segnalo peraltro che Messina è una delle città con il minor numero di reati commessi da stranieri in assoluto. La verità – concludono il sindaco e l’assessore – è che il prof. Bramanti, o meglio chi gli scrive i comunicati, fa campagna elettorale facendo leva sulla “paura dell’uomo nero”, curiosamente ricordandosi del problema dell’accoglienza giusto il giorno prima dell’annunciata, e poi saltata, visita a Messina del neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, quello delle “ruspe” e del “la pacchia è finita”. Evidentemente voleva impressionare uno dei suoi leader di riferimento!».

La replica di Dino Bramanti

dino bramantiAffermazioni dure a cui il candidato sindaco del centrodestra replica così: «Dalla risposta di Accorinti è evidente che il sindaco uscente parli per sentito dire, o peggio, ripeta a memoria ritornelli di cui, nella sostanza, non conosce il vero significato. Non si spiega altrimenti come il sindaco ignori i numeri reali ed i primati negativi della sua gestione dell’accoglienza. Il giudizio negativo non viene soltanto dai messinesi, e basterebbe al duo Accorinti-Santisi fare un giro per la città per scoprirlo. Sono le stesse associazioni impegnate nel sistema dell’accoglienza che hanno evidenziato, nel corso del confronto tra candidati sindaco dello scorso 31 maggio, presso la sala Fasola, lacune ed inefficacia dell’azione amministrativa. L’esempio più eclatante si è visto “dal vivo” quando ad un migrante minore, giunto a Messina da ben 2 anni , è stato chiesto di parlare in italiano e non è riuscito, nonostante i suggerimenti, a pronunciare neanche una breve frase. Basterebbe anche leggere una parte del documento stilato da ARCI, CARITAS DIOCESANA, UFFICIO DIOCESANO MIGRANTES e SANT’EGIDIO, per scoprire che, cito testualmente: “Il periodo di permanenza in prima accoglienza non dovrebbe superare 30 giorni, ma, a Messina, un numero consistente di ragazzi e ragazze rimane in strutture di prima accoglienza per tutta la minore età… impedendo un reale percorso di autonomia”.

Quanto al fatto che Messina sia l’unica città metropolitana ad essere sede di hot spot, sempre dallo stesso documento redatto dalle associazioni si legge che proprio quelle organizzazioni non governative, con le quali il sindaco afferma di aver “condiviso progetti”, hanno, invece, “nel tempo denunciato condizioni degradanti e violazioni dei diritti umani dei migranti” e che “l’hot spot di Bisconte è una struttura “nata tra il silenzio, l’ambiguità e l’inefficacia delle istituzioni locali”. Non è stato infine applicato il decreto Minniti nella parte che prevede l’utilizzo degli stranieri in lavori di pubblica utilità attraverso protocolli siglati con la prefettura.

Se il primo cittadino e l’assessore ai servizi sociali ignorano le segnalazioni delle associazioni, lo scontento dei messinesi ed i NUMERI REALI degli sbarchi, che con oltre 2200 arrivi fanno di Messina il primo porto d’Italia per numero di sbarchi mentre nel resto del Paese si registra una riduzione dell’80%, ci sono solo due spiegazioni: o vivono in un’altra città o sono in mala fede».

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