Nel documento di Economia e Finanza varato dal Governo nazionale, il DEF, non vi è traccia del Meridione. Si tratta di un atto che stabilisce la programmazione e la copertura finanziaria per le infrastrutture dell’intero territorio nazionale.
Tutto ciò avviene dividendo l’Italia in macro-aree, peccato che nel documento presentato da Governo Gentiloni, il sud si fermi a Bari, così a venire escluse sono la Calabria e la Sicilia, due territori che da tempo invocano il potenziamento delle infrastrutture e dei trasporti. Se pensiamo al nostro territorio cittadino e regionale i numeri sono davvero impietosi: un messinese per raggiungere Roma con il treno impiega più di 8 ore.
Un tempo che spiega l’isolamento dell’area dello Stretto dal resto di un paese che cammina sempre più a due velocità. Di questo si è parlato in occasione della tavola rotonda che si è svolta stamani alla chiesa di Santa Maria Alemanna, organizzata da Capitale Messina e da Rete Civica per le Infrastrutture.
Secondo il presidente di Capitale Messina, Pino Falzea, quella del Governo è una dimenticanza davvero grave: “Abbiamo letto il documento del Governo, il ragionamento in merito allo sviluppo del nostro territorio è valido, ciò che ci preoccupa è l’allegato in merito alla priorità delle opere da sviluppare. Ad essere penalizzate sono le aree dell’estremo sud, vale a dire da Bari in giù. Per la Calabria e la Sicilia ogni ragionamento viene rinviato al 2030 in poi, ma nel frattempo questi territori rischiano di morire di sottosviluppo”.
Ciò che manca è l’inserimento dei porti e delle ferrovie nel panorama extranazionale, così come evidenziato il presidente di Rete Civica, Fernando Rizzo: “Purtroppo si sta verificando lo stesso scenario degli anni ’60, quando l’Autostrada del Sole , che avrebbe dovuto unire l’Italia, si è fermata a Napoli. C’è un gap infrastrutturale che ancora non è stato colmato e ciò riguarda soprattutto le ferrovie. La strada ferrata porta direttamente sviluppo ai porti del Mezzogiorno, ma l’attuale sistema non ci permette di raccogliere l’enorme ricchezza che proviene dal canale di Suez e che invece viene dirottata verso Rotterdam. Senza alta velocità, senza Ponte e infrastrutture il sud del paese rischia di restare sottosviluppato per chissà quanti decenni”.
A raccogliere l’invito dei due movimenti sono i sindacati (Cgil, Cisl e Uil), gli Ordini professionali (Avvocati, Ingegneri, Commercialisti e Architetti) e associazioni di categoria.
Se si parla di infrastrutture e trasporti non si può che toccare l’argomento Ponte sullo Stretto, così come fatto dal segretario generale della Cgil, Giovanni Mastroeni: “Trasporti e infrastrutture sono fondamentali per lo sviluppo economico e lavorativo di un territorio. Noi, come sindacato, siamo contrari al Ponte per ciò che si è sviluppato negli ultimi dieci anni. Nel 2006 quest’opera si poteva realizzare, l’Europa aveva stanziato diversi fondi e molti privati erano pronti ad investire, ma adesso la situazione è cambiata notevolmente. Dobbiamo prendere atto di ciò, non possiamo perdere altro tempo parlando del Ponte. Intanto il mondo va avanti e noi rischiamo di restare fermi al palo. Il DEF dev’essere la sveglia che fa capire che non possiamo più sbagliare”.
Anche la politica però deve dare un segnale ben preciso, ecco il messaggio lanciato dal presidente di Confesercenti, Alberto Palella: “Mi domando cosa abbia fatto la classe politica locale per tutelarci da queste scelte scellerate del Governo. Il DEF crea ulteriore disagio per il nostro territorio che senza infrastrutture non potrà mai crescere. Nell’immediato però la politica locale e nazionale deve dare delle risposte, adesso è giunta l’ora di gettare le basi per i prossimi anni”.
Antonio Macauda
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