Nel corso della sua carriera ha già interpretato svariate volte il ruolo della bella e seducente sigaraia di Siviglia, ma per lei «ogni volta è come se fosse la prima, non smetto mai di imparare nuove cose su questa figura così iconica». Lei è Alessandra Volpe, mezzo soprano pugliese chiamata ad interpretare al Teatro Antico la protagonista senza tempo dell’opera di Georges Bizet. La Carmen andrà in scena in un nuovo allestimento firmato da Enrico Castiglione, grande regista e scenografo, che ogni anno attira nella Perla dello Ionio migliaia di spettatori, residenti e turisti, richiamati dalla qualità delle sue produzioni.
Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica della messinscena del 15 luglio, trasmessa in diretta nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, la Carmen torna quindi nella cavea taorminese con quattro rappresentazioni (1, 7, 10, 13 agosto), insieme al Don Giovannidi Mozart (4, 9, 12 agosto) e Il barbiere di Siviglia di Rossini (8, 11, 14), opere che costituiscono idealmente la “Trilogia di Siviglia”, per la comune ambientazione nella cittàandalusa.
Ad animare il clima gitano di Carmen saranno ancora i tenori Warren Mok (1, 7, 10 agosto) e Giancarlo Monsalve (13 agosto) nel ruolo di Don José, mentre in quello di Escamillo si alterneranno i baritoni Michael Bachtadze (1 e 13 agosto) e Sun Li (7, 10 agosto). Nelle vesti di Micaela si succederanno i soprani Bing Bing (1 e 7 agosto) e Daniela Carvalho (10 e 13 agosto). Completano il cast il basso Gianluca Lentini (Zuniga), il baritono Giovanni Di Mare (Morales), il mezzosoprano Irene Molinari (Mercedes), il soprano Sara Baratta (Frasquita), i tenori Federico Cavarzan (Dancairo) e Giuseppe Distefano (Remendabo).
L’Orchestra del Taormina Opera Festival è diretta da Myron Michailidis, uno dei piùaffermati direttori d’orchestra greci. Il Coro Lirico Siciliano è istruito da Francesco Costa. Il corpo di ballo danza sulle coreografie di Sarah Lanza. Il Coro di voci bianche “Progetto suono” di Messina è diretto da Agnese Carrubba.
Alessandra Volpe, ospite dei più importanti teatri del mondo – dalla Bayerische Staatsoper, al Metropolitan Opera, passando per il Teatro alla Scala – l’1 agosto calcherà per la prima volta il palcoscenico incastonato tra le millenarie pietre taorminesi. Dopo aver conseguito il diploma summa cum laude al Conservatorio “Piccinni” di Bari, ha debuttato nella lirica nel 2005 con L’Enfant et les Sortileges di Ravel, un battesimo a cui sono seguiti, tra gli altri, La Demoiselle Élue di Debussy, L’Impresario in angustie di Cimarosa, Norma di Bellini, Die lüstige Witwe di Lèhar, A Midsummer Night’s Dream di Mendelssohn, L’Italiana in Algeri di Rossini, Rigoletto di Verdi, La Cenerentola di Rossini, Otello di Verdi, Guillaume Tell di Rossini.
Secondo lei, chi è davvero Carmen?
«È una donna innamorata dell’amore, o meglio di un’idea di questo sentimento che si ècostruita a proprio uso e consumo. È uno spirito libero, e tale vuole rimanere anche quando si innamora, a modo suo, di Don José e di Escamillo, che credo abbia amato entrambi ma per motivi diversi. Il torero, infatti, rappresenta per lei quella sicurezza che il soldato non riesce a garantirle, vista la sua natura un po’ volubile dalla quale però è comunque attratta. Inoltre, sono fortemente convinta che in cuor suo Carmen sappia già che la sua sarà una vita breve ben prima che le carte glielo rivelino. Perciò continua a vivere senza restrizioni abbracciando la possibilità della morte, nella quale, a mio avviso, vede una forma più alta e piena di libertà».
Dal punto di vista musicale, che tipo di impegno l’attende?
«Come accade per La Traviata di Verdi, anche per la Carmen di Bizet occorrerebbero delle cantanti con caratteristiche differenti per ciascun atto: riuscire ad incarnarle tutte è la vera sfida. Nel primo quadro la voce della protagonista deve possedere una raffinata leggerezza che nel corso dell’opera si trasforma in forza prorompente. Dall’habanera al duetto finale con Don José, la vocalità della sigaraia non smette mai di stupire. Personalmente amo in maniera particolare l’aria che segue la rivelazione fornita dalle carte, cerco sempre di interpretarla con uno spessore vocale importante».
Sebbene Carmen sia il ruolo del titolo e domini la scena, anche gli altri personaggi hanno un peso importante. Come si rapporta con loro?
«La vera forza di quest’opera risiede proprio nella varietà delle figure presenti sul palcoscenico e nell’interagire tra loro. Bizet ha scritto pagine indimenticabili sia per Carmen, che per Don José, Escamillo e Micaela. Ognuno di loro ha un momento in cui brilla di luce propria, ma anche situazioni d’insieme di enorme valore, sia musicale che drammaturgico. Ci tengo a sottolineare che io e i miei colleghi, durante le lunghe prove in sala e al Teatro Antico, abbiamo costruito davvero una bella équipe, e spero che questo affiatamento possa riversarsi sul palcoscenico e che il pubblico lo avverta. L’obiettivo di tutti noi è lavorare al meglio delle nostre capacità per far si che il pubblico possa uscire dal teatro soddisfatto e con un intenso bagaglio di emozioni».
Questa “Carmen” è un successo annunciato. Cosa è stato determinante?
«La visione globale, scenica e registica, di Enrico Castiglione si sposa perfettamente con la qualità dell’esecuzione musicale. Mi sono trovata in perfetta sintonia con lui. È un privilegio lavorargli accanto, cerco sempre di apprendere il più possibile dalle persone con cui collaboro, e devo dire che Enrico Castiglione è stato una fonte inesauribile da cui attingere: cura ogni minimo dettaglio, prestando molta attenzione oltre che al canto anche alla recitazione, alla mimica facciale. Un lavoro quasi maniacale, che però conduce ai risultati eccellenti che il pubblico ha avuto e avrà modo di vedere dal vivo, oltre che in televisione o al cinema».
E il suo rapporto con Taormina?
«La amo senza se e senza ma. La mia carriera mi ha portato a lavorare più all’estero che in Italia, perciò quando mi succede di esibirmi nel mio paese per me è sempre un momento speciale. E poi devo dire che qui mi sento un po’ come a casa mia, io sono pugliese e quindi i siciliani sono come dei cugini per me. Proprio provando al Teatro Antico mi sono resa conto di una cosa: sono salita su palcoscenici dislocati nei cinque continenti, ma nessuno di questi trasuda la storia e la bellezza che si avverte anche quando si intravede soltanto di sfuggita questo magnifico luogo dell’antichità classica».
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