L’Autorità Portuale ha pubblicato il bando per la concessione del porto di Tremestieri. Si parla in tutto di un canone di 2.932.379,31 euro per 6 anni. L’importo di gara soggetto al rialzo al netto dell’incremento Istat è stabilito in 1.759.427,59 euro, pari al 60% del canone complessivo per il periodo contrattuale di 6 anni. Condizioni più vantaggiose rispetto a quelle della gara precedente, andata deserta, sia per quanto riguarda il rialzo a cui è sottoposto il canone sia per i tempi della concessione che si allungano a 6 anni invece di 4.
Si tratta di una procedura aperta, ad evidenza pubblica, di un’impresa o di un gruppo di imprese in possesso dei requisiti per l’affidamento in concessione “di area e beni demaniali marittimi in località Tremestieri del Comune di Messina, al fine di condurvi la gestione commerciale a servizio del cabotaggio marittimo nazionale tra le sponde dello Stretto di Messina”. Il termine per il ricevimento delle offerte o delle domande di partecipazione è fissato per il prossimo 24 marzo, alle 13.00. L’apertura delle offerte verrà effettuata, invece, il prossimo 31 marzo, alle 10.00.
Nel disciplinare vengono comunque evidenziate le problematiche a cui è soggetto il porto a causa dei continui insabbiamenti, ormai dal 2009: “problematiche strutturali che ne hanno limitato a più riprese l’operatività”. Si parla, dunque, dei tempi tecnici necessari per effettuare il dragaggio, tempi che non consentono il regolare esercizio dell’attività negli approdi di Tremestieri. Intanto, però, dovrebbe essere prossimo l’avvio dei lavori per il completamento dello scalo a sud, indispensabili per eliminare i disagi dovuti a frequenti insabbiamenti.
“L’accorpamento dell’Autorità Portuale di Messina a Gioia Tauro o a Catania, lasciando in città soltanto una direzione generale, sarebbe un atto di irresponsabilità, un chiaro esempio di come complicare, anziché semplificare, la vita delle istituzioni”, così scrivono, in una nota, il comitato Libera Messina e Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno.
Continuano: “Il bilancio dell’ente non lascia adito a dubbi: liquidità per 100 milioni di euro; entrate correnti annue per 9 milioni di euro; avanzo di amministrazione di pronta disponibilità all’impiego per 60 milioni di euro. Indicatori che dimostrano autonomia di reperimento delle risorse da investire sul territorio anche attraverso politiche di autofinanziamento ed accesso agevolato al credito, di aperture a forme di partenariato pubblico-privato (Ppp), di prospettive di utilizzo di mutui presso la Cassa Depositi e Prestiti, oltre all’accesso privilegiato, naturalmente, ai fondi strutturali che rientrano nelle programmazioni comunitarie”.
Secondo il Comitato, l’autorità Portuale di Messina insiste su un territorio che ha peculiarità uniche, la città non è seconda a nessuno e non deve temere la propria diversità. Anzi, sottolineano come ” questa diversità è il punto di forza rispetto agli altri sistemi portuali italiani e del Mediterraneo. Lo Stretto di Messina rientra a pieno titolo fra quei “colli di bottiglia naturali” che vincolano la potenzialità dei collegamenti tra i nodi considerati strategici per il sistema dei trasporti comunitari, colli di bottiglia che l’Unione Europea intende, e deve, rimuovere”.
“Le Autorità Portuali, con la propria autonomia finanziaria, sono capaci di intervenire in aree e territori finanziariamente inaccessibili ai Comuni in cui ricadono. Un esempio virtuoso è dato dall’esperienza dell’Autorità portuale di Salerno – ricordano da “Libera Messina” – che ha messo in campo, grazie alla sinergia con l’amministrazione comunale, un piano di interventi da 350 milioni di euro per la modernizzazione delle infrastrutture. Sono in fase di collaudo i lavori di prolungamento di uno dei due moli e di consolidamento e adeguamento funzionale delle banchine di altri moli. Sempre d’intesa con l’amministrazione comunale, sono stati realizzati l’impianto di illuminazione del porto, il restyling urbanistico del molo Manfredi (con posa di nuova piastrelle, arredi urbani e opere artistiche in ceramica), oltre alla sistemazione pedonale di numerose banchine”.
Suggeriscono, alla luce delle esperienze altrui: “Come avvenuto a Salerno, si potrebbe concretizzare l’affidamento alla nostra Autorità Portuale di importanti infrastrutture che cambierebbero il volto alle città di Messina e di Milazzo: infrastrutture finalizzate al recupero, attraverso interventi di bonifica, sia della zona falcata che dell’intero waterfront, ma sarebbe anche auspicabile la realizzazione della via del mare, direttrice di collegamento tra il porto storico e quello di Tremestieri”.
“Nessun alibi può sussistere – continuano – circa la mancanza di risorse finanziarie, dal momento che l’Autorità Portuale di Messina “affoga” nella liquidità che può essere immediatamente spesa al servizio del territorio e che, sul nostro territorio, è semmai l’unica amministrazione oggi in attivo, capace di erogare ricchezza ed investimenti”.
“Nel caso in cui l’Autorità Portuale di Messina fosse accorpata a Catania o a Gioia Tauro, anziché essere essa stessa ente accorpante, si verificherebbe un ulteriore impoverimento del “Sistema Messina”, realizzando la completa desertificazione economica del nostro territorio. Le risorse che potrebbero essere destinate alla realizzazione di infrastrutture messinesi – concludono – sarebbero dirottate alla copertura finanziaria della cassa integrazione dei lavoratori del porto di Gioia Tauro.
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