Inaugurazione dell’anno accademico con due ospiti di peso per l’Università di Messina. Ieri, martedì 1 marzo, nell’aula magna dell’ateneo peloritano hanno parlato la giornalista palestinese Rula Jebreal, insignita di un dottorato honoris causa in Scienze politiche, e lo studente egiziano dell’Università di Bologna Patrick Zaki, la cui partecipazione è stata un fuori programma.
Parecchia importanza è stata data al momento drammatico che il continente europeo sta vivendo, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Sul tema, aprendo la cerimonia, è intervenuta il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, a cui ha poi fatto anche il rettore Salvatore Cuzzocrea con il suo appello per la pace.
«Gli Atenei – ha detto Messa – oggi più che mai sono chiamati a far sentire la loro voce che è quella della pace, della libertà, del confronto democratico e della solidarietà. Stiamo monitorando e coordinando tutte le attività che prevedono l’accoglienza e la solidarietà per il popolo ucraino, per il quale abbiamo stanziato 500 mila euro. La nostra è una voce forte che vive della libertà delle idee e del confronto e questo dobbiamo farlo sempre di più». Il Ministro ha poi illustrato lo stato dell’arte delle Università, i provvedimenti che stanno per essere adottati e come influiranno per fare tornare al centro della vita sociale, scienza, ricerca e diffusione della conoscenza.
Zaki: «Altre vicende come la mia non hanno riscosso lo stesso eco»
A seguire, è comparso a sorpresa sullo schermo Patrick Zaki in collegamento dall’Egitto, dove attende il verdetto del processo contro di lui dopo una lunga detenzione durata quasi due anni per aver scritto dei post su Facebook contro il governo egiziano.
«È un grande piacere per me – ha dichiarato – poter essere in collegamento con voi. Purtroppo ci sono altre vicende simili alla mia, che non hanno riscosso lo stesso eco. Si tratta di ragazzi e ragazze incarcerati per aver manifestato la loro libertà di espressione ed aver visto calpestati i loro diritti». UniMe aveva espresso la sua solidarietà al giovane egiziano, illuminando di giallo la facciata del Rettorato per sostenere la sua scarcerazione.
Al centro dell’evento però c’era la lectio magistralis di Rula Jebreal sulla violenza di genere. «So – ha ammesso la giornalista – che, durante l’emergenza Covid, una studentessa dell’Università di Messina è stata uccisa; anche la violenza contro le donne è una pandemia che persiste e necessita, anch’essa, di un vaccino per essere estirpata. Il femminicidio continua a dilagare in tutto il mondo e sono eventi come questo di oggi che possono contribuire a creare un vaccino concreto. Con più cultura, con più inclusione e dibattito si può innescare un cambio culturale rispetto al modo di guardare le donne e rispetto alla maniera di parlare di e con loro. In questo, spero che la generazione di mia figlia possa essere migliore della mia/nostra generazione».
E sulla guerra in Ucraina, invece osserva: «Desidero anche che possano fermarsi le ostilità in Ucraina; siamo in un momento storico molto duro in cui l’invasione di Putin ha risvegliato le coscienze e, soprattutto, l’Unione Europea rispetto a ciò che sta accadendo. L’Ucraina è diventato un avamposto della lotta contro i valori democratici, credo che Putin sia, ormai, isolato, paranoico e non più razionale. La risposta europea delle sanzioni non è sufficiente, bisogna investire in difese e non essere più dipendenti dal gas russo. Vanno protetti i diritti umani e tagliati i ponti, politicamente e moralmente, con chi manifesta atteggiamenti dittatoriali».
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