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I nuovi simboli della Messina fuoriporta: il “gitante e la gitantessa”

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fondamentalmente messinaQuesti ultimi sette giorni ci hanno messo a dura prova. Il lunedì di Pasquetta, capitato nella stessa settimana del 25 aprile, ha stancato le nostre membra e provato i nostri nervi più di un sabato lavorativo a tradimento. L’usanza barbara della scampagnata, a cui noi messinesi teniamo come alla Vara e alla granita del tedesco, logora, anche se non verrà mai ammesso. Che sia in spiaggia, in campagna, nella veranda della cognata (che rischia di crollare sotto il peso di tre generazioni), la giornata di schiticchio prevede delle norme comportamentali rigide che il tipico uomo e la tipica donna da escursione rispettano come il Vangelo. La sveglia, innanzitutto, è più crudele di quella dei giorni feriali. Il nostro corpo sa benissimo che è festa, essendo collegato da particolari ghiandole ai giorni rossi sul calendario, pertanto la violenza dell’alzataccia è ancora più letale. È necessaria però, per sfornare teglie di pasta al forno, trovare nell’armadio il pantalone della tuta grigia abbandonato 365 giorni prima, scovare il pallone nell’angolo lontano del ripostiglio, caricare la macchina e partire verso la meta. Non bisogna sottovalutare lo spirito dei nostri eroi da gita fuori porta che, coperti dalla sola maglia a maniche corte, omaggio dell’ultima Bicincittà, e un maglioncino di cotone rigorosamente adagiato sulle spalle, affrontano i quindici gradi di temperatura percepita pur di portare avanti le tradizioni. Il nemico non è solo il freddo atipico di aprile, ma anche le code e incolonnamenti che fisiologicamente si formano verso Ganzirri (scampagnata in spiaggia), le 4 strade (scampagnata in campagna), l’autostrada (la cognata ha la casa a Rometta), generando un unico suono prodotto dalle autoradio che trasmettono le musiche tipiche da viaggio rilassante. Sorrisi forzati di attesa alla giornata che si sta aprendo e tutti insieme a canticchiare Africa dei Toto, mentre si uozzappa agli amici di comprare le fave che il pepato lo portiamo noi. Giunti alla meta, si vede chi ha davvero la stoffa per queste situazioni. L’eroe da scampagnata, appena parcheggiato il mezzo, ha un solo compito: il barbecue, suo compagno per la giornata, che tratterà con amore, rispetto e fiducia. Guardando l’oggetto di fronte a lui con lo sguardo di chi si sta occupando del bene dell’intera umanità, arrostisce salsiccia e costolette come se dovesse sfamare la famiglia reale, dissertando sui tempi e metodologie della carbonella, di cui è titolare di cattedra. Non si allontana neanche per le funzioni fisiologiche, terrorizzato che qualcuno possa rubargli la postazione che è sicuramente carismatica e di prestigio. Mentre i colleghi uomini mostrano le loro capacità di palleggio, con l’espressione di El Shaarawi nello spot Ringo, l’eroe del barbecue mostra le capacità di far sbraciare il carbone col solo ausilio di un pezzo di carta, gocciolando sudore e vinello. La compagna naturale dell’eroe da scampagnata è colei la quale si dà da fare sin dalle prime ore del mattino. Giunta sul posto, mentre le colleghe si spalmano al sole o allo scirocco disquisendo su argomenti di spessore, la donna da scampagnata deposita le teglie di pasta al forno e parmigiana preparate alle 4 di notte mentre il mondo civile dormiva e inizia, armata di coltelli che ovviamente ha portato da casa, ad aprire panini nei quali infilare di tutto. Teorica della necessità di mangiare accompagnando i cibi col pane, insegue minacciosa amici e non con panini imbottiti e non trova pace e soddisfazione finché non vede stramazzare al suolo esanimi tutti i compari di merende. Ovviamente toglie il saluto a quelli che si limitano a mangiare regolarmente senza tentare di esplodere come un gavettone troppo pieno, considerando il rifiuto del quinto panino con la salsiccia come un affronto e un’offesa personale. Quando si rende conto di non avere più vittime a cui somministrare forzatamente il cibo, essendo donna geneticamente modificata, incapace di rilassarsi, afferra il sacco nero dell’immondizia e ingaggia una lotta senza quartiere contro i rifiuti. Va alla ricerca anche del singolo mozzicone di sigaretta lasciato lì mesi prima da un assassino che non potrà più essere trovato, essendo sparito il dna insieme a piatti di plastica, tovaglioli e bucce di fave. Si potrebbe pensare che faccia un servizio utile all’ambiente se non fosse che dopo il passaggio di queste zelanti donne, oltre a non esserci immondizia, sparisce anche la vegetazione. Si comprende la fatica fisica di questi due illustri esponenti della popolazione messinese, che rappresentano una categoria invidiata in tutto il pianeta. Non c’è riposo per loro. I sei giorni che li separano dal primo maggio servono solo a ricaricarli e a organizzare una nuova avventura. E a far asciugare la tuta stesa fuori.

Giusy Pitrone

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