Se per caso vi trovaste una sera in un qualsivoglia locale cool della movida messinese e improvvisamente veniste investiti da un profumo intenso, tanto da stordirvi, non temete. Non guardate le vostre mani convinti di avere le stigmate sanguinanti in seguito a una crisi mistica, non crediate che di lì a poco si manifesterà al vostro cospetto un’apparizione santa che vi chiama a sé. La verità è molto più terrena: sta entrando una quarantenne d’assalto. Badiamo bene, che l’età è alquanto relativa, poiché oscilla fra i quasi quaranta e i quasi cinquanta, ma le caratteristiche della tipologia sono limpide e lapalissiane.
Dalle mie osservazioni di carattere scientifico e sociologico, oltre che personale – se mai dovessi diventare una di loro, abbattetemi o sterilizzatemi – emerge che tali signorine sono single o single di ritorno, in seguito a fallimenti di matrimoni o di fidanzamenti lunghi quanto i lavori in tangenziale. Solitamente non hanno figli o, se ce l’hanno, sono stati devoluti alla Chiesa Cattolica, al mercato degli organi o a nonni rassegnati. In ogni caso hanno lo stesso istinto materno di Medea. Hanno un solo imperativo categorico, un unico scopo: trovare un uomo decente, che abbia una posizione sociale di tutto rispetto e comprovate capacità economiche.
Attenzione però, le quarantenni d’assalto non vanno derise, né temute; hanno bisogno della nostra solidarietà. Sono donne votate alla causa, che si piegano al sacrificio. Dietro quella facciata impeccabile, fatta di fondotinta prodotti alla Nasa, si nascondono lunghissime preparazioni, allenamenti, studi e impegno. L’intero stipendio viene devoluto in beneficenza alle aziende in crisi, solitamente quelle francesi che producono borse, o quelle nostrane del settore dell’abbigliamento. Sono persone sensibili e non si lasciano sfuggire il grido di dolore delle multinazionali del settore cosmetico. Ma lo spirito filantropico non si esaurisce: sanno pensare anche ai piccoli imprenditori locali. Il giovane parrucchiere sotto casa ha bisogno del loro contributo, come anche l’estetista o la massaggiatrice. Donne impegnate nel sociale che offrono il meglio di sé ai possibili avventori.
Il loro è un lavoraccio poi. Devono presenziare a tutti gli eventi in città e stare sempre attente alla densità di uomini single in ogni locale. Per fortuna sono dotate di un particolare radar, nascosto probabilmente nella loro Gucci o negli Smartphone che controllano in maniera maniacale. Fiutano a mille miglia i single, i separati, e persino quelli che hanno avuto un diverbio con la moglie durante la cena per la frittata troppo cotta. Anche lì, fra le maglie di un matrimonio, riescono a vedere un varco in cui insinuarsi. Il loro bisogno di un esemplare maschile nasce dall’esigenza sociale di affrontare la vita in coppia. E al sacro fuoco della caccia sacrificano la propria pace e serenità. Immaginate queste fragili signore spalmate sul divano di casa. Prepararsi per la missione è una violenza morale. Si strappano la vestaglia di flanella di dosso come se si stessero strappando quattro strati di epidermide. Si nutrono di ortaggi bolliti per infilarsi nella stessa misura di pantaloni che indossavano quando Sandy Marton vinceva il Festivalbar.
Avvistata la preda, parte la fase d’attacco. L’incipit è sempre lo stesso: non esco mai, sono qui per puro caso. Frase ripetuta ad ogni happening. Sanno bene come ragionano gli uomini: donna onesta a casa resta. Quindi millantano una vita ritirata interrotta giustappunto quella sera, fatta di meditazione, di piaceri crepuscolari, di calici di vino e libri di Banana Yoshimoto. Poi le vedi in tiro pure all’inaugurazione di una macelleria di Via Palermo, ché non si sa mai. Il linguaggio del corpo per loro è fondamentale, anche perché, tentando il rimorchio in locali con musica assordante, c’è poco da chiacchierare se non si vogliono ritrovare a scandire le parole e evidenziare il labiale mostrando tutte le otturazioni. Quindi ballano. Sinuosamente si scatenano in danze che mettono a dura prova le loro giunture, stando ben attente a non far traballare troppo l’interno braccia. Bevono roba forte un po’ per calarsi nella parte delle donne disinibite, un po’ per reggere il dolore dei tacchi alti.
Il momento più toccante è il rientro a casa. Mal di schiena, piedi gonfi, gastrite da alcol fanno loro compagnia mentre tracciano un bilancio della serata. Il loro termometro è facebook: due richieste d’amicizia e un paio di foto mentre ballano un’improvvisata lap dance attorno a un cinquantenne sudato, valgono molto più di un Maalox o una Voltaren.
Giusy Pitrone
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