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Se lo stivale pesta l’infradito… è ottobre a Messina

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fondamentalmente messinaSembra innegabile che ci troviamo di fronte a ben altro che un colpo di coda dell’estate, ma ad un vero e proprio slittamento della bella stagione. Se a luglio i giorni balneabili in tutto sono stati una scarsa decina, ecco che ottobre, con i suoi trenta gradi, ci offre un simpatico clima rovente. Le previsioni per altro, sembrano concordi: questo caldo non finirà, anzi, ci aspetta un autunno estivo. Bene, direi, una giusta compensazione, mica ci si poteva congedare da bikini e canotte con un mesetto d’estate. Peccato che le ferie le abbiamo fatte proprio in quei giorni lì, in cui ha piovuto più che a marzo, e che mentre il sole ci regala i suoi raggi migliori, siamo chiusi negli uffici con l’aria condizionata a livelli impensabili. I servizi meteo si fanno beffa di noi mostrando immagini di spiagge assolate, invece di foto di gente chiusa in macchina all’ora di punta con le ascelle pezzate e orde di bambini umidicci con grandi zaini sulle spalle. Mica il mondo si ferma, il “sistema” non si adatta al clima. La scuola è bella che iniziata, i costumi e le tovaglie da mare sono già sottovuoto, i buoni propositi da rientro già falliti. Né il caldo equatoriale, né le zanzare, possono fermare o rallentare lo scorrere del tempo o delle stagioni. Il business delle caldarroste non può fermarsi, viene solo portato avanti da gente sudata in canottiera. La collezione autunno inverno di scarpe e accessori, da mesi imperversa nei negozi, anche se ho sentito dire che sta aprendo il mercato nero delle infradito e prendisole. Pare che gli esercenti si stiano attrezzando con la vendita sottobanco di roba estiva, nei cantinati dei negozi, a cui si accede solo con una parola d’ordine, tipo carboneria. Abituiamoci a considerare Messina come una di quelle località che associ a fresche bevande dentro noci di cocco, a signorine in bikini tutto l’anno che pattinano sulla pista ciclabile, a collane di fiori e gonnellini di paglia. E prepariamoci al Natale con gli zoccoli e pantaloncini. Addobbiamo una palma piuttosto che l’abete e poniamo fine allo scambio di calzettoni di lana e paraorecchie, quest’anno ci si regala parei e kaftani! E a mezzanotte, spumante e una bella fetta d’anguria. A parte questi scenari apocalittici, ciò che preoccupa è l’atteggiamento confuso della gente. Proviamo a guardarci attorno: lo shock climatico si ripercuote sugli outfit delle povere vittime di questo sistema. A grandi linee ci si può dividere in due categorie principali, a seconda che si obbedisca alla temperatura o al calendario. Gli accaldati, coloro i quali non fanno il cambio di stagione se non prima sfiorano il congelamento degli arti, continuano imperterriti ad usare gli stessi abiti di agosto. Incuranti delle regole base del buongusto, ci offrono lo spettacolo indecoroso dei loro piedi in sandali nudi, o del loro interno braccia non più abbronzato. Sono convinti che il lino bianco non abbia declinazioni stagionali e continuano ad abusarne anche nelle fresche sere d’ottobre, in cui ottengono un effetto notte di Halloween più che falò e stelle cadenti. Appartengono a questa categoria, quei simpaticoni che alla domenica vanno al mare, per poi postare le foto dei loro piedini a mollo su facebook con la data di ottobre e qualche commento fra il compiaciuto e l’incredulo. L’incredulità sta in chi li vede e non si spiega dove trovino questa “valìa”.
Gli schiavi del calendario, invece, hanno regole sacrosante. Qualunque sia la temperatura, finito settembre, i loro piedi li vede solo il podologo. Si evita anche di mostrare ascelle e pezzi di carne che non sono più ingentiliti dall’abbronzatura. Incuranti del processo di liquefazione del pianeta, gli appartenenti a questa categoria hanno già fatto il cambio di stagione, convinti che il tempo vada aiutato. Che sia lui ad adattarsi! Grondano di sudore nelle loro giacche, avvolti dalle pashmine che fanno tanto elegante, infilati in stivaletti anti calamità naturale. Mentre i colleghi si sciacquano nelle acque nostrane, costoro trascorrono la domenica a sfornare biscotti allo zenzero che fanno tanto autunno, o a pulire i filtri dei termosifoni, che’ il freddo vero arriva da un giorno all’altro. Chi si aspetta vie di mezzo fra queste due categorie, resterà deluso, la distinzione è netta. Nell’attesa che il clima ci uniformi, non ci resta che convivere, con la paura che uno stivale pesti un’infradito.
Giusy Pitrone

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