La nota inviata alla Corte dei Conti dal Commissario straordinario Luigi Croce, dal dirigente area economico-finanziaria, Giovanni di Leo, e dal ragioniere generale Ferdinando Coglitore in cui si avvisa la stessa che il Consiglio Comunale non ha approvato il contratto di servizio Amam, ha suscitato molto scalpore. Nella lettera — sottolinea Gianfranco Scoglio, cadidato sindaco di Nuova Alleanza — «sostanzialmente si chiede la bocciatura del piano di riequilibrio e l’avvio del procedimento finalizzato al dissesto». Scoglio, dunque interviene sulla vicenda e chiede chiarimenti a riguardo:
«Conosco personalmente il dottor Croce e lo stimo come persona seria, competente ed onesta — scrive Scoglio in una nota — ma non posso che stigmatizzare il modo con cui si sta affrontando un problema così importante per la ns. comunità. È bene che i cittadini sappiano che il dissesto va evitato ad ogni costo per le pesanti conseguenze che il fallimento dell’Ente avrebbe per i dipendenti e per la collettività.
La dichiarazione di dissesto — precisa il candidato Sindaco di Nuova Alleanza —, oltre ad essere una macchia infamante per la comunità, preclude infatti per i prossimi 10 anni ogni possibilità di stabilizzazione dei lavoratori “precari”, costituisce il presupposto per la mobilità collettiva dei dipendenti pubblici che, secondo i costi standard individuati dal Ministero, risulteranno in esubero, preclude la possibilità di contrarre nuovi mutui per la realizzazione di manutenzioni straordinarie ed opere pubbliche e comporta la perdita di ogni affidabilità con il sistema creditizio e con la Comunità Europea.
Nessuna rilevanza ha il dissesto in relazione all’aumento della pressione fiscale in quanto le aliquote sono già al massimo grazie alle politiche del governo Monti. Come risulta dalle dichiarazioni del Ragioniere Generale dell’Ente lo stato di crisi di liquidità del Comune non è dipendente da crediti certi, liquidi ed esigibili nei confronti dei fornitori (diversamente non si comprenderebbe perché l’Ente non abbia presentato la richiesta al Ministero per i fondi straordinari) ma da deficit strutturale derivante dal rapporto negativo tra le entrate dell’Ente e la spesa per servizi pubblici essenziali, dai debiti fuori bilancio derivanti da sentenze passate in giudicato e dalla situazione debitoria delle società partecipate e Aziende speciali non rilevando in questa fase la pendenza di contenzioso poiché l’esistenza del credito deriverà dall’eventuale accoglimento giudiziale della domanda.
Ciò posto il piano di riequilibrio adottato dal Consiglio Comunale e trasmesso alla Corte dei Conti prevedeva ab origine un entrata non realizzabile. La previsione di un canone concessorio che l’Amam s.p.a (società totalmente di proprietà comunale) avrebbe dovuto versare all’Ente per l’utilizzo delle condotte e dei serbatoi di distribuzione era infatti in contrasto con l’atto di trasformazione dell’originaria azienda in società per azioni e con l’utilizzo concesso dei beni demaniali. Nel piano manca inoltre ogni previsione di riduzione della spesa pubblica mediante la riorganizzazione dei servizi pubblici come quelli sociali, l’igiene cittadina ed il trasporto pubblico.
Né sono stati indicati puntualmente relativamente alle entrate il numero dei contribuenti, i ruoli per il pagamento dei tributi notificati, il grado di evasione e le misure da adottare, i proventi dalle definizioni dei condoni pendenti e soprattutto la circostanza che dall’attivazione della Tares in luogo della vecchia Tarsu il Comune non contribuirà più alla copertura del costo del servizio di igiene cittadina con un risparmio annuo di 20 milioni di euro.
Non sono stati inoltre adottati, come certamente era lecito aspettarsi dalla struttura Commissariale, provvedimenti nei confronti di quei Dirigenti che non hanno puntualmente curato la riscossione delle entrate o riorganizzato i servizi in forma manageriale.
Ecco perché — conclude Scoglio — sorprende la nota inviata alla Corte dei Conti con la quale sostanzialmente si chiede la bocciatura del piano di riequilibrio e l’avvio del procedimento finalizzato al dissesto. Mi sarei aspettato viceversa una richiesta di rimodulazione del piano o di moratoria atteso il periodo elettorale e la possibilità per il Sindaco che sarà eletto di indicare cosa fare per evitare il dissesto. La nota trasmessa è una dichiarazione di resa ed è più finalizzata ad una legittima presa di distanza dalle responsabilità ma non è certamente rispondente all’interesse della comunità messinese».
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